The Walking Dead 6 – La calma prima della tempesta del 6×07

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A cura di Alexia Altieri
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La calma prima della tempesta – ecco, come riassumerei questo episodio. Anzi prenderei in prestito la calzante frase di Rick: “Non abbiamo neanche il tempo di riprendere fiato”. E, mentre qualcuno sta ancora gioendo perchè Glenn è vivo, qualcuno si gongola per aver fatto centro con la Teoria del cassonetto e qualcun altro sta scuotendo la testa, allibito dalla progressiva perdita di credibilità dello show, ecco subito un cliffhanger con il botto (anzi con il crollo) che riporta il livello di tensione alle stelle.

Le sette vite di Glenn

Anche questa volta il nostro ex ragazzo delle pizze se l’è cavata per il rotto della cuffia. Io, personalmente, ho tirato un sospiro di sollievo anche se già nell’aria aleggia il dubbio pungente che dovremo comunque prepararci a direaddio a uno dei nostri beniamini sopravvissuti – probabilmente nella prossima puntata, mid season finale. E se questo personaggio fosse proprio Maggie? Sarebbe un paradosso, però forse costituirebbe una via di fuga per gli show runner, i quali potrebbero così riscattarsi e tornare in pista, rispolverando il caro vecchio mantra: in The Walking Dead non esiste etica, chiunque può morireTorniamo all’episodio – a seguito dei titoli di testa veniamo subito accolti dal familiare sparo alla testa di Nicholas. I due cadono e, come da copione, i famelici non morti si pappano il suicida sotto lo sguardo terrorizzato di Glenn – il quale riesce a sgattaiolare da quell’orrido banchetto e rifugiarsi sotto al cassonetto. Rimane lì, scioccato – gli erranti via via se ne vanno e la ribelle Enid, che è ancora ossessionata dalla sigla JSS, lo trova e gli porge una bottiglietta d’acqua. In tutto ciò, non lo vediamo mai comunicare al walkie talkie – quindi, chi fosse quella voce bisognosa di aiuto che abbiamo sentito alla chiusura della scorsa puntata rimane ancora un mistero.  Tuttavia, ora abbiamo la prova che Norman Reedus è sincero: l’attore ha sempre sostenuto che l’enigmatico Help non provenisse dal ricetrasmittente del nostro coreano preferito.

Nell’Alexandria che vorrei …

Nel frattempo, gli abitanti di Alexandria sembrano essersi trasformati nella famiglia del Mulino Bianco. Deanna ha ritrovato la propria sanità mentale e gira per le strade sorridente, con una planimetria arrotolata, stretta sotto braccio e cerca di esporre a Rick i propri piani per espandere la città. Padre Gabriel affigge locandine che invitano tutti i cittadini a partecipare alla predica. Rick insegna all’amico-nemico di Carl (che sembra pericolosamente trasformarsi sempre più in uno degli One Direction) a maneggiare la pistola. Carol, invece, sospettosa come sempre, si aggira con Judith in braccio e riesce – in quei pochi minuti di apparizione che le vengono concessi – a scovare la tana del lupo, in casa di Morgan.

Nel frattempo la telecamera continua a inquadrare un rivolo di sangue che scorre attraverso la palizzata che divide Alexandria dall’orda di zombie – come a indicare che, nonostante la pace apparente, la minaccia è sempre là fuori e continua a incombere sulla città come una spada di Damocle pronta a cadere sulla testa degli abitanti. Tutta questa armonia viene interrotta, per un attimo, da una nota grave: in questa puntata, Spencer, il figlio di Deanna, si è aggiudicato l’opportunità di fare la mossa stupida, avventata, non sense della settimana! Lo vediamo mentre tenta di superare la palizzata con una corda, sospeso sull’orda di zombie – degno dei peggiori film della Marvel. Ovviamente l’escamotage assunto dal ragazzo per superare la folla risulta precario e rischia di finire in pasto alle bestie. Gli zombie sembrano sempre di più una moltitudine di ragazzine impazzite durante un concerto, con la bocca spalancata e le braccia al cielo e, qualcosa mi dice, che se Spencer vi fosse caduto sopra non sarebbe finita come per Morgan dei Bluvertigo.

Breccia

Verso la fine dell’episodio tutti i pezzi del puzzle sembrano finalmente poter andare al proprio posto: Glenn è ormai giunto alle porte di Alexandria, in compagnia di Enid e di un mazzo di palloncini a elio, verdi. Maggie, che ogni giorno dall’alto della palizzata fissa l’infinito in attesa di scorgere la sagoma del marito all’orizzonte, vede il mazzo di palloncini verdi alzarsi nel cielo e gioisce: per lei, inequivocabile avvisaglia che Glenn sta finalmente tornando da lei. Tutto bello, finchè … la torre crolla, distruggendo la recinzione – divisorio tra vita e morte – e aprendo un varco ai vaganti.

Prego, entrate pure.

6×08 – Start to Finish

Dal promo è facile evincere i due capisaldi del puntatone di mid season finale: Panico e Caos. Su internet iniziano a serpeggiare grossi spoiler, tuttavia non ho voluto rovinarmi la sorpresa – pertanto, mi limiterò a riprendere il claim che gli autori hanno scritto per il prossimo episodio: “Dopo aver avuto qualche momento di pace, il pericolo fa breccia ad Alexandria di nuovo. Solo che questa volta il problema potrebbe essere troppo grande da risolvere”.

The show must go on.

The Walking Dead 6 – L’animo gentile di Daryl Dixon e una finestra sul 6×07

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A cura di Alexia Altieri
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Il sesto episodio di The Walking Dead – Always Accountable, scorre via abbastanza anonimamente fino a pochi minuti dai titoli di coda, ma prima analizziamo quanto è successo.

SPLIT SCREEN

Finalmente gli autori tornano a puntare i riflettori su quei poveri tre disgraziati di Daryl, Abraham e Sasha. Li avevamo lasciati così: Daryl in sella alla sua moto, sempre più randagio, e la “strana coppia” formata dal fulvo omone e dalla ragazza inguaribilmente tendente all’autolesionismo a bordo della loro station wagon – tutti e tre mossi dal vano tentativo di allontanare l’orda di zombie che si sta dirigendo verso Alexandria, attratta dal famoso clacson. Come se non bastasse la minaccia di erranti e Lupi, eccone una nuova: un commando di uomini attacca il trio e lo costringe a dividersi. Piccolo inciso: è possibile che a capo di questo nuovo gruppo ci sia Negan, il miglior villain del fumetto a cui non è stato ancora dato un volto nella serie. Così, Daryl brancola nella foresta – che ha più le sembianze di una steppa bruciacchiata (Glenn è riuscito ad appiccare il fuoco?) – mentre i due si rifugiano in un appartamento, dove si intratterranno in articolate conversazioni nonsense, in attesa che il loro compagno li ritrovi.

L’ANIMO GENTILE DI DARYL DIXON

Ritrovatosi solo nella foresta, Daryl stupisce in maniera inedita, dimostrandosi goffo e sprovveduto di fronte ai pericoli reali che gli si presentano: forse fin troppo assuefatto a nemici barcollanti, dall’aspetto cereo e sanguinolento. L’arciere viene sorpreso da tre sopravvissuti che lo colpiscono e lo legano – convinti che sia un esponente dei temibili Wolves. Per fortuna il bel tenebroso riesce a liberarsi e fuggire … finché non si rende conto che nel borsone rubato ai tre assalitori, ci sono dei flaconi di insulina. Ed ecco che torniamo al solito punto: ogni atto di compassione, umanità, gentilezza compiuto in questa saga, provoca sempre l’effetto opposto. Il dogma Fai del bene e riceverai bene non è mai stato così inesatto. Com’era facilmente intuibile, il buon Daryl torna dai suoi assalitori e riporta il borsone con le medicine necessarie alla sopravvivenza della ragazza diabetica, che ne fa parte. Risultato? Cornuto e mazziato – non solo lo abbandonano al suo destino nel bosco, ma gli rubano anche moto e balestra, sancendo la fine di un’icona.

HELP

Mentre Abraham e Sasha sono impegnati in un inconcludente flirt, ecco apparire Daryl-dalle-mille-risorse a bordo di un camioncino di benzina. Il trio, finalmente riunito, si dirige ora verso Alexandria: Daryl impugna il walkie talkie e prova a contattare Rick. Una voce risponde, non è Rick – chiede Aiuto. Sei tu Glenn? Io ho visto l’episodio in lingua italiana e, personalmente, non mi è parso di riconoscere il tono di Glenn – tuttavia, vulture.com ha isolato quel Help e l’ha messo a confronto con un’estrapolazione della voce di Glenn che pronuncia quella parola: per sentirlo, cliccate qui. Nonostante Norman Reedus continui a smentire che quella voce appartiene al nostro eroe coreano, non possiamo fare a meno di aggrapparci a questa speranza – nella consapevolezza che nel prossimo episodio, finalmente, sapremo la verità.

EPISODIO 6×07 – Heads Up

Mancano solo due episodi al mid season finale e la tensione cresce. Dal promo dedicato al prossimo Heads Up, vediamo con piacere che – dopo sette episodi – finalmente il gruppo è riuscito a riunirsi sotto lo stesso grande “tetto” di Alexandria. Nonostante questo sembra che non sia ancora arrivato il momento di tirare il fiato: dalle poche immagini contenute nel video promo, comprendiamo subito che faremo ancora incetta di zombie e panico. Purtroppo, il destino Glenn sembra ancora destinato a rimanere fuori campo. In totale antitesi rispetto ad un promo all’ultimo respiro, lo sneak peek vede Rick, Morgan e Michonne seduti intorno al tavolo, immersi in una discussione animata. Lo spirito pacifista di Morgan inizia a fare a pugni con l’anima irruenta di Rick: questo faccia a faccia potrebbe essere il primo sintomo di una guerra civile?

The Walking Dead 6 – Fari puntati su Maggie nel 6×05 e il promo su Daryl 6×06

A cura di Alexia Altieri
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Il quinto episodio della sesta stagione di The Walking Dead intitolato Now, aiuta gli showrunner a smorzare la tensione accumulata nel corso degli avvenimenti precedenti. Si può definire un episodio filler, che procede linearmente senza farci mai particolarmente balzare sulla sedia. Unica rivelazione degna di nota è la gravidanza di Maggie: tuttavia, non possiamo fare a meno di accogliere la lieta novella con un po’ di amaro in bocca. Per quanto gli autori continueranno a mettere il dito nella piaga?

LA SPERANZA È L’ULTIMA A MORIRE (speriamo anche Glenn!)

Michonne torna ad Alexandria e allerta Maggie sulla perdita delle tracce di Glenn – il quale non ha più risposto al walky-talky dopo essersi diviso dal resto del gruppo per appiccare l’incendio che avrebbe dovuto fungere da diversivo, insieme a Nicholas. In questa occasione sarebbero tornate molto utili le due spunte di Whatsapp. Vediamo il nome di Glenn apparire sulla parete dedicata al ricordo di chi forse non tornerà mai… Eppure Lauren Cohan – l’attrice – ci confida che Maggie nella sua mente si rifiuta di credere che Glenn sia morto. E anche noi. Infatti decide di andare a cercarlo. Aaron prima prova a fermarla, poi decide di accompagnarla in questa missione suicida. Non riescono neanche ad uscire dalle pareti di Alexandria che già si rendono conto dell’impossibilità della cosa – in particolare per Maggie, che è incinta. Diciamo che l’apocalisse zombie non è il contesto migliore in cui mettere al mondo un figlio, tuttavia sembra che la coppia avesse già in precedenza accettato questa prospettiva con gioia – l’attrice rivela: “Il mondo non si ferma quando il mondo si ferma. Per me è giusto che ciò sia accaduto”. Quindi, a quanto afferma Lauren, sembra che Glenn fosse già al corrente di questa cosa – e probabilmente è per questo che ha impedito che la compagna lasciasse la città insieme a lui. L’attrice ci lascia anche intendere che avremo modo di esplorare come ha reagito la coppia davanti a tale prospettiva. La commovente parentesi su Maggie, in cui assistiamo in silenzio all’intimità del suo dolore e della sua preoccupazione, si conclude con una struggente sequenza in cui la vediamo intenta a cancellare il nome di Glenn dal “muro del pianto” – dedicato alle vittime – con un sorriso sulle labbra e una speranza accecante negli occhi.

FUORI CAMPO

Quasi fuori campo, assistiamo alle vite degli abitanti di Alexandria. Vediamo Carl che, in balia alla pubertà, già sappiamo che si caccerà nei guai per inseguire Enid nella foresta; Denise ritrova la fiducia in sé stessa, nelle proprie abilità mediche e in un sentimento che forse non vale la pena reprimere; Deanna, in preda all’isteria, assomiglia in maniera sempre più preoccupante ad Elise Rainier di Insidious, e suo figlio Spencer passa da modello d’integrità per il gruppo ad alcolista. La persona che più di tutte sembra avere la reazione più consona è Jessie, la quale ha ormai interiorizzato totalmente il dogma “Combatti o muori”. Rimane fuori campo anche la nascita di una love story: il bacio tra Rick e Jessie restituisce un po’ di romanticismo allo scenario da incubo a cui i nostri sopravvissuti sono costretti da ben sei stagioni.

Anticipazioni 6×06 – Always Accountable

Il promo ci presenta già i protagonisti del prossimo episodio: Sasha, Abraham e Daryl – l’arciere è solo, nella foresta, circondato da zombie famelici…dobbiamo temere anche per la sua vita? Non facciamo scherzi! Sembra che gli autori vogliano tenerci un altro po’ sul filo del rasoio per quanto riguarda il destino di Glenn; tuttavia, a detta di alcuni spoiler, pare che l’episodio 6×07 – Heads Up, sia quello decisivo per avere finalmente delle risposte a riguardo!

La nostra idea? Dovremo mangiarci un altro po’ di unghie.

Continua il pieno di emozioni con Inside Out: nuovo cortometraggio “Il primo appuntamento di Riley”

La Pixar continua a fare il pieno di emozioni, con il nuovo cortometraggio Riley’s First Date Il primo appuntamento di Riley, che sarà contenuto nella versione home video di Inside Out.

Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza sono le cinque Emozioni basilari che guidano le nostre scelte e azioni, nella nostra vita di tutti i giorni, e fanno da straordinari protagonisti alla pellicola che ci prende per mano e guida in un viaggio onirico all’interno della mente umana.

La Walt Disney torna a dare forma al nostro immaginario, a plasmarlo attraverso il potentissimo mezzo dell’immaginazione, confezionando dei veri e propri gioielli di narrazione che resistono al tempo, emozionando il pubblico di ogni epoca e generazione. Del resto, se puoi sognarlo puoi farlo.

The Walking Dead – Perchè Glenn è ancora vivo (non c’entra il cassonetto)

A cura di Alexia Altieri
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C’è stato un immenso vociare attorno alla puntata 6×03 di The Walking DeadThank You. Siamo tutti scossi dalla stessa domanda:

“Glenn è morto davvero?”

Tra le tante teorie che si propongono di dimostrarne la sopravvivenza, oggi mi sono imbattuta in un “piccolo” dettaglio davvero interessante – che è passato completamente inosservato: Nicholas aveva finito i proiettili, ergo non può essersi sparato.
Nella scena in cui Glenn ripone la propria pistola – scarica, e tira fuori il coltello, si sente chiaramente il doppio click a segnalazione che anche la pistola di Nicholas è scarica. E se la morte di Glenn in realtà fosse un’allucinazione? Questa domanda è stata posta a Michael Traynor (interprete di Nicholas), il quale ha confermato che la teoria dell’allucinazione è totalmente plausibile, vista l’atmosfera febbrile in cui i due personaggi erano immersi. Inoltre, a supporto di questa ipotesi c’è anche da dire che Traynor non ha escluso la possibilità di rivedere Nicholas.

Si aggiunge altra carne al fuoco … e la nostra impazienza aumenta esponenzialmente insieme al sadismo degli autori!

Trailer ufficiale di Alice Through the Looking Glass

Salvare il Cappellaio Matto è tutta un questione di Tempo

La Walt Disney Pictures ha finalmente rilasciato il primo trailer ufficiale di Alice Through the Looking Glass – che ci rispedisce brutalmente in un Mondo delle Meraviglie che di meraviglioso sembra ormai avere ben poco.

Il film ripropone il cast di Alice in Wonderland – capolavoro di animazione, dall’inconfondibile gusto gotico dark di Tim Burton, il quale torna in veste di produttore.
Mia Wasikowska torna nei panni di una Alice ormai donna, uno straordinario Johnny Depp assume nuovamente le scalcinate (e irresistibili) fattezze Cappellaio Matto, Helena Bonhan Carter sarà ancora la Regina Rossa e Anne Hathaway la Regina Bianca; si aggiunge un nuovo personaggio, Tempo – interpretato da Sacha Baron Cohen, che destrutturerà la narrazione regalandoci qualche pillola prequel, rispetto alla storia che tutti conosciamo.

Diretto da James Bobin da una sceneggiatura di Linda Wolverton, il film farà il proprio debutto nelle sale il 27 Maggio 2016.

Sarebbe banale aggiungere che noi di Alice in Movieland non stiamo più nella pelle?
….. Ops, l’abbiamo già detto!

The Walking Dead 6 – Pausa di riflessione sul 6×04 e i due Promo del 6×05

A cura di Alexia Altieri
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Here’s Not Here – Questo quarto episodio segna una battuta d’arresto, gli autori sembrano strizzarci l’occhiolino e dirci: “Ok, potete fermarvi un attimo a riprendere fiato”.
E, visto il polverone alzato dalla morte (reale o presunta) di Glenn nell’episodio precedente, non potevano scegliere momento migliore per raccontarci cosa è successo nel tempo intercorso tra il Morgan psicopatico e la sua versione Zen.
Tuttavia, anche questa volta The Walking Dead riesce a sorprendere: la narrazione risulta godibile, sensata e, a tratti, emozionante in maniera inedita.

One Man Show

Morgan Jones è l’indiscusso uomo-puntata: protagonista di questa (snervante) pausa di riflessione.
Con chiaro rimando a Clear – episodio della terza stagione in cui vediamo riapparire un Morgan tormentato dai demoni interiori, mosso da una violenza cieca – ritroviamo il nostro protagonista in preda alla disperazione. Lo vediamo fare incetta di zombie sventrati, in cui intinge il bastone per scrivere con il sangue su tronchi, pietre e chi più ne ha più ne metta, parole che suonano come lapidari moniti, tra cui Clear – ripulire. Morgan brancola nella foresta, uccidendo zombie e innocenti, finché non incappa in una simpatica capretta, una baita in legno impreziosita da un orto rigoglioso e un’educata voce fuori campo che lo intima a riporre l’arma. Ovviamente, Morgan “Il Pulitore” non abbassa la guardia e lo sconosciuto è costretto a metterlo fuori gioco con un ponderato colpo di bastone.

Per cambiare il mondo bisogna cambiare sé stessi

Morgan si risveglia in una piccola cella improvvisata all’interno della casa e fa la conoscenza di Eastman, uno psichiatra di Atlanta – simbolo di rettitudine e integrità in un mondo corroso e ridotto allo sbando dalla mostruosa apocalisse zombie.
Eastman scuoterà Morgan dal torpore in cui era caduto a seguito dei tragici avvenimenti che ne hanno segnato inevitabilmente quel che ne rimaneva della sua esistenza, e lo ricondurrà verso una nuova consapevolezza.
Inizia così un intenso addestramento. Nella pace di una spiaggia all’alba, abbiamo la sensazione per un attimo di assistere a The Karate Kid: vediamo Eastman, nei panni di un improvvisato Mr. Han, maneggiare abilmente un bastone, istruendo Morgan all’akido – un’antica arte marziale giapponese che mira alla conquista della padronanza di sé stessi: meta raggiungibile soltanto attraverso l’acquisizione di una profonda conoscenza della propria natura interiore. Eastman innesta un meccanismo di redenzione in Morgan: lo erge ad una nuova filosofia di vita fondata su un imprescindibile dogma –“Tutte le vite sono preziose”.
Gli insegna il rispetto per la natura e per gli animali, invitandolo a nutrirsi di hamburger d’avena e formaggio di capra: un’inaspettata svolta veg in un mondo dominato da brutali cannibali.

Chi si fa gli affari suoi campa cent’anni

Ormai non è più un colpo di scena: ogniqualvolta un personaggio ha uno slancio di coraggio e decide di intromettersi per salvare la pelle di un compagno in difficoltà, ci lascia la sua. Ed ecco che quando Morgan si trova di fronte ad uno zombie con il volto martoriato del ragazzo che lui stesso ha ucciso senza motivo a inizio episodio, ha un attimo di disorientamento – molto più che un attimo. Quando Eastman si rende conto che quell’attesa potrebbe risultare fatale per il suo amico, non indugia e si lancia sul mostro – il quale prontamente lo “assaggia”, affondandogli un morso ben piazzato sulla schiena, prima di stramazzare al suolo.
Non sorprende che sia proprio il sacrificio l’ultimo atto compiuto da Eastman – figura quasi profetica, a cui la vita ha insegnato a duro prezzo che la vendetta non placa il dolore ma gli da ossigeno. La consapevolezza della propria imminente fine porta Eastman ad aprirsi con Morgan, confidandogli il suo tragico passato – che può essere sintetizzato nel nome di Dallas Wilton, carcerato psicopatico a cui Eastman negò l’attestato di sanità mentale e quindi la libertà. Dallas evase dal penitenziario in cui era recluso solo per massacrare fino ad uccidere la moglie e i figli dello psichiatra – il quale poi, a sua volta, l’ha rinchiuso nella piccola cella costruita ad hoc tra le mura della propria casa e l’ha osservato morire di fame. Stava andando ad Atlanta per costituirsi, quando ha preso coscienza di quello che stava accadendo – tuttavia, il suo mondo era crollato ben prima della fine di quello che tutti conosciamo.

Then

Tabitha

Questo episodio ci lascia un retrogusto amaro. In primis per la tragica dipartita della simpatica capretta Tabitha – e siamo già alla seconda stretta al cuore nel giro di sole quattro puntate.
In secundis per il commovente ultimo gesto di Eastman, che cede il proprio amuleto personale a Morgan – un oggetto che gli aveva regalato la figlia, il suo portafortuna.
Così si chiude un cerchio. Ma per una porta che si chiude, c’è subito un portone pronto a spalancarsi. Ed ecco che proprio negli ultimi minuti facciamo una scoperta che non promette nulla di buono: Morgan, sempre in bilico tra guerra e pace, ha avuto la brillante idea di tenere in ostaggio un esponente degli Wolves.
A tal riguardo, Gregory Nicotero – produttore dello show, ha dichiarato: “Morgan sta giocando con il fuoco”.
Morgan, non lo sai che il Lupo perde il pelo ma non il vizio?
Nel frattempo, qualcuno è arrivato alle porte di Alexandria e intima concitatamente di aprire il cancello – la voce non ci è nuova: sei tu, Rick?

Anticipazioni Episodio 6×05 – Now

Dopo questo viaggio nel passato, portiamo avanti i nostri orologi e torniamo all’Oggi – Now.

Dai promo disponibili, è subito chiaro che verremo ri-catapultati violentemente al presente che ben conosciamo: nessun dolce risveglio da questa temporanea amnesia atemporale.
Siamo nuovamente di fronte ad un branco di zombie affamati che circuiscono Abraham, Sasha e Daryl – non ha fatto a tempo a scendere dalla moto che già è nei guai.

Siamo nuovamente immersi nello scenario mortifero dell’ex self zone Alexandria – dove i sopravvissuti ripuliscono le strade dai cadaveri e Jessie chiude il siparietto di pochi secondi con un poco raccomandabile: “Se non combattiamo, moriamo”.
Ci risiamo.
E poi c’è Maggie che si mette in viaggio alla ricerca di qualcosa, o qualcuno. La vera domanda non è se lo troverà, ma cosa troverà – a tal proposito, abbiamo fatto un’amara constatazione: il nome di Steven Yeun (Glenn) non è comparso tra i titoli di testa. Strategia o dura realtà?
Ai posteri l’ardua sentenza.

Nicole Kidman nel cast di Wonder Woman?

A cura di Angela Nicolaci

Arriverà nelle sale il 23 giugno 2017 l’eroina della DC Comics: Wonder Woman.
La pellicola sarà diretta da Patty Jenkins, e nel ruolo della protagonista ci saranno due bellissimi: la modella e attrice israeliana Gal Gadot e Chris Pine, che interpreterà il grande amore della principessa Diana, Steve Trevor.

Secondo The Wrap, in trattative per Ippolita, la Regina delle Amazzoni, c’è nientemeno che il Premio Oscar per The Hours – Nicole Kidman, che giocherà a fare “il guerriero amazzonico di alto rango”.
Non sarebbe la prima volta che l’attrice entra nel mondo dei fumetti: nel 1995 ha vestito i panni della dott.ssa Chase Meridian nella pellicola Batman Forever e recentemente ha preso una svolta malvagia nell’adattamento del libro per bambini di Paddington di Paul King.
Insomma, siamo in attesa di notizie ufficiali anche se i rumor sono molto forti e insistenti. Amanti di Wonder Woman, cosa ne pensate di questo ruolo per la Kidman?

The Whispers – La nuova serie prodotta da Steven Spielberg


A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema Magazine di Ottobre 2015 – Anno II – N.09 – 
[Pagg. 97-100] (download qui)

“Ci piace giocare con i nostri figli.
Ma cosa succede quando qualcuno inizia a giocare con loro?
Qualcuno che non conosciamo.
Che non possiamo vedere.
E non riusciamo a sentire”.

Questa, la sinistra premessa che aleggia attorno a The Whispers – la nuova serie televisiva firmata dal network americano ABC, che ibrida i generi drama, fantascienza e thriller, e promette di farci trasalire … e anche mangiare qualche unghia!
La serie è in onda su Fox dal 8 settembre e vanta l’altisonante nome di Steven Spielberg tra i produttori esecutivi – non è un caso che la trama paia essere contaminata da alcuni suoi cult, come E.T. e Poltergeist. L’ingarbugliato intreccio al cardiopalma s’ispira a Zero Hour, romanzo breve di Ray Bradbury, il cui tema centrale è la violazione dell’innocenza– la storia è parte di una raccolta del 1951, The Illustrated Men, che narra la vicenda di un ex galeotto con dei tatuaggi in grado di animarsi e predire tragici avvenimenti futuri: una di queste, si basa proprio su dei bambini ossessionati da un gioco chiamato Invasion.
Inizialmente, l’ambizioso progetto di The Whispers era stato intitolato The Visitors – l’autore, Soo Hugh ha probabilmente scelto in un secondo momento di dare rilievo ai sussurri, alle tacite e letali sfide “giocose” che dominano la serie.
Tuttavia, il rimando alla dimensione aliena è abbastanza intuibile.

A Washington D.C. sta avendo luogo, da qualche tempo, uno strano fenomeno: diversi bambini hanno iniziato a parlare, contemporaneamente, con Drill – un amico immaginario le cui azioni sono molto reali, che manipola i bambini e li persuade a fare giochi molto pericolosi, che mettono in pericolo la vita dei loro genitori.
È proprio così che si apre la serie. La puntata pilota ci fornisce già tutti gli ingredienti principali: una bimba di nome Harper che gioca con il proprio amico immaginario, l’invito di Drill a compiere un gioco mortale, che prevede che la sua mamma si posizioni sulle travi manomesse della casetta sull’albero, un incidente quasi fatale.
“Ho vinto, ho vinto! Mamma, adesso puoi svegliarti  … Mamma?

Cast di The Whispers

Un elemento imprescindibile delle fiction americane ambientate nel cuore del potere politico a stelle e strisce – quale è Washington D.C. – è la presenza dell’FBI. Claire Bennigan (Lily Rabe di American Horror Story) è l’agente specializzata in comportamento infantile, che prende in mano il caso. In concomitanza, prende piede un altro fenomeno paranormale, che vede coinvolto un agente del Dipartimento della Difesa (nonché amante di Claire), Wes Lawrence (Barry Sloane di Revenge), il quale, nel bel mezzo del deserto del Sahara scopre un bizzarro fenomeno geologico – che sembra coinvolgere proprio una navicella aliena. Il fatto che i due misteri possano essere in qualche modo connessi tra loro non sorprenderebbe – tuttavia, l’accostamento di fattori quali, bambini, segnali udibili solo a loro, loschi figuri visibili solo a loro e minaccia aliena, preannunciano inevitabilmente che la soluzione dell’equazione assomigli molto all’epilogo di Segnali dal futuro (Alex Proyas).
Nonostante sia appena nata, la serie ha già riscosso più di una critica: in particolare, in molti hanno sollevato il timore che The Whispers finisca per rivelarsi la solita fanfiction americana, con così tanti personaggi e intrighi da mutare rapidamente da un interessante spunto narrativo ad una confusionaria matassa, abbellita dagli effetti speciali e dai tanti volti familiari ai telefilm addicted, che compongono il cast.

La piccola Kylie Rogers in una scena della serie TV.

Oltre a Lily Rabe e Barry Sloane, nel cast figurano anche Milo Ventimiglia (Heroes, Una mamma per amica) – nei panni di un misterioso clochard che insegue discretamente le giovanissime vittime dell’amico (poco) immaginario Drill, e Kristen Connolly (House of Cards). Un altro plus della serie è senz’altro la presenza di Zack Estrin (Prison Break, Tru Calling, Streghe, … ) nel team degli sceneggiatori.
Tuttavia, la ABC non ha ancora deciso se rinnovare o cancellare la serie TV, sulla cui – tra le altre cose – grava anche la possibile perdita di due protagonisti, Lily Rabe e Milo Ventimiglia, la prima contrariata dallo spostamento del set da Los Angeles a Vancouver, ed il secondo tentato dalla possibilità di diventare protagonista di Shooter – nuovo potenziale show americano di USA Network.

Senz’altro The Whispers merita una visione – in particolare da parte dei cultori del genere fanta-horror. Per i divoratori di comedy e teen-drama, invece, la visione è consigliata con la presenza di un amico, non immaginario – pena, incubi perenni e allucinazioni sonore.

Johnny Depp – Un volto da biopic

Johnny Depp

A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema Magazine di Ottobre 2015 – Anno II – N.09 – 
[Pagg. 67-70] (download qui)

Johnny Depp va ad aggiungere alla sua galleria di volti e maschere squisitamente grottesche e clownesque, quella semicalva, con i denti marci e gli occhi chiarissimi e spietati di Jimmy “Whitey” Bulger – efferato gangster della Boston anni Settanta e Ottanta. Bulger è stato per alcuni anni la seconda persona più ricercata dagli Stati Uniti – secondo solo a Osama Bin Laden.

“Ho trovato il malvagio in me molto tempo fa e l’ho accettato, siamo vecchi amici ormai. Un personaggio va sempre affrontato come se fosse un essere umano perchè nessuno credo che si svegli la mattina dicendo, oggi sarò cattivo. Certo, c’era la violenza, ma faceva parte del suo lavoro; era come un linguaggio da usare per fare affari”.

In questi termini, l’attore, descrive la sua ultima interpretazione in Black Mass (Scott Cooper, 2015), tratto dal libro Black Mass – The Irish Mob, The FBI and A Devil’s Deal, scritto dai due giornalisti d’inchiesta del Boston Globe, Dick Lehr e Gerard O’Neill.
Del resto, Depp sembra essere da sempre particolarmente attratto dal vestire i panni di gangster realmente esistiti – lo ricordiamo nelle interpretazioni di Joe Pistone in Donnie Brasco (Mike Newell, 1997), dramma psicologico di un agente FBI che è penetrato nella mafia newyorkese talmente a fondo da permettere a quest’ultima di insinuarsi dentro di lui; George Jung, braccio destro di Pablo Escobar, in Blow (Ted Demme, 2001) e John Dillinger in Nemico Pubblico (Michael Mann, 2009), criminale romantico, cavalleresco, degli anni della Grande Depressione americana, che l’attore considera un eroe populista, una sorta di Robin Hood.

Johnny Depp in Alice in Wonderland.

Nonostante le più celebri trasformazioni di Johnny Depp siano quelle sopra le righe, che lo vedono dare anima e corpo a personaggi atipici, outsider, dalle smorfie schizofreniche e le movenze slapstick, l’attore ha sempre dimostrato di essere dotato di una mirabile dote empatica ed immedesimativa – complice una minuziosa preparazione che gli permette di scomparire nei propri ruoli. Per i biopic, Depp ha sempre voluto incontrare i protagonisti reali della storia, che poi avrebbe fatto rivivere sul grande schermo.

Johnny Depp e Al Pacino in Donnie Brasco.

Per Donnie Brasco, l’attore parla a lungo con il vero Joe Pistone – ne acquisisce gestualità ed espressioni, trasponendone sul grande schermo una rappresentazione così accurata che il vero Pistone ha dichiarato di aver rivisto sé stesso. Depp ci mostra la metamorfosi psicologica del personaggio, attraverso un continuo rimescolarsi delle sue due identità – quella reale e quella fittizia – combinando il “mutismo attonito di Joe e la freddezza di Donnie”.

Johnny Depp in Blow.

Anche per l’interpretazione di George Jung, Johnny si reca da lui in prigione e scava tra le sfumature della sua personalità per capirlo a fondo e farlo proprio: ed il risultato è nuovamente un successo – alla visione del film, il vero Jung commenta:
Era me. È diventato me… la sua voce, le sue azioni, il suo modo di fare, tutto. Totalmente. È quasi spaventoso”.

Johnny Depp in Nemico Pubblico.

John Dillinger è sicuramente il personaggio più complesso dei tre; con lui, Depp sente una sorta di connessione emotiva:
Questo personaggio aveva in qualche modo colpito la mia immaginazione per il suo carattere e per l fatto di vivere in un tempo in cui gli uomini erano davvero uomini. […] lui è stato nel bene e nel male esattamente quello che era, senza compromessi”.
Per calarsi al meglio nella parte, Johnny ha frequentato i covi in cui Dillinger era solito recarsi, ha maneggiato le sue armi, ha visitato la prigione da cui il gangster è evaso. Tuttavia, l’attore si affida soprattutto al suo istinto per dipingere al meglio il quadro di questa personalità forte, senza perdere di vista nemmeno una delle mille sfaccettature che l’hanno resa tale.

Johnny Depp in Black Mass.

Come è solito fare, Depp chiede di incontrare anche il vero Whitey Bulger, ma quest’ultimo declina l’invito:
Ha rifiutato di vedermi, non credo sia un grande ammiratore del libro da cui è tratto il film”.

Black Mass rientra perfettamente nella categoria dei gangster movie, poiché tutto lo spazio emotivo e narrativo appartiene al cattivo – appunto, Jimmy Bulger. Cooper riassume in 120 minuti più di vent’anni di storia americana, seppur la narrazione sia totalmente dislocata geograficamente – frutto della testimonianza a posteriori dei “pentiti”. Il racconto si apre sul faccione di uno dei malviventi della Winter Hill Gang – confederazione criminale di Boston, composta prevalentemente da malfattori di origine irlandese, a cui Bulger era a capo – che buca lo schermo e ci trasmette una vaga soggezione. I volti dei criminali sono fortemente espressivi e tipicizzati: il regista ci restituisce in pillole, attraverso i primissimi piani di quelle facce segnate da un’algida ed imperiosa freddezza, un quadro altisonante, claustrofobico, a tratti cruento, a tratti bramoso di una tacita e rispettosa compassione.

“Per me era importante che il pubblico sentisse il film attraverso i personaggi, che lo vivesse attraversi di loro come se ne facesse parte, e ho pensato che più avessi avvicinato la macchina da presa, più l’effetto sarebbe stato soffocante. Claustrofobico. Ti fa sentire come se fossi lì con loro, ma al contempo restituisce anche l’impressione di una sorveglianza continua”.

Cooper ci prende per mano, ci invita a condannare le azioni spietate e sanguinarie di Jimmy, e ad assolverlo nei panni di padre ferito, figlio devoto, fratello amorevole.

Johnny Depp in Black Mass.

Depp, irriconoscibile nei panni del bolso killer con lo sguardo di ghiaccio, ci restituisce tutti i tic di un uomo malvagio e devastato – la cui unica reazione al dolore è il causarne altrettanto ad altri. L’attore ne parla in questi termini:

“A prescindere da quanto possa essere considerato malvagio, c’è un qualcosa di poetico in questo personaggio, che veniva da quella generazione di migranti irlandesi molto orgogliosi e che aveva rapporti molto stretti con i familiari. Era molto leale nei confronti delle persone con cui era cresciuto e magari la mattina aiutava una vecchietta e la sera uccideva una persona”.

Black Mass è la storia di un’alleanza: quella tra Bulger e il suo amico d’infanzia John Connolly (Joel Edgerton). Quest’ultimo, diametralmente opposto al primo (seppur solo in apparenza): un agente FBI che, nonostante orologio d’oro al polso, completi costosi e fare da signore, latita di carisma e rimane unicamente una pedina del gioco di Bulger, dall’inizio alla fine del film.

“I miei idoli sono John Barrymore, Marlon Brando, John Garfield, attori che si sono sempre trasformati nei film. Ho voluto sempre essere più un caratterista che un ragazzino da appendere sui poster come hanno cercato di fare con me in passato. Un attore ha un grado di responsabilità verso il pubblico e deve dargli qualcosa di inatteso e di diverso per non annoiarlo”.

Black Mass non diventerà un cult – ma sicuramente, è innegabile che Depp possa venir considerato tutt’oggi un ottimo interprete trasformista, parodistico o realistico che sia il suo ruolo.