The Walking Dead 6 – Ancora non ci credo, ma “ci scrivo”: congetture sul 6×03 e focus sul 6×04

A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema – a questo link bit.ly/1M316Ee

Thank You – terzo episodio della sesta stagione di The Walking Dead è la conferma che qualcosa è cambiato. Anche questa puntata appare ben strutturata e ben sviluppata dal punto di vista narrativo. Non abbiamo neanche il tempo di gioire di questo innalzamento del livello qualitativo della serie che la AMC decide subito di tirarci un colpo mancino.

L’unione fa la forza:

Ormai è un dato di fatto: divisi, i sopravvissuti sono estremamente vulnerabili. Il terzo episodio si apre proprio sulla pessima idea di Rick: il gruppo deve dividersi. Così, Michonne e Glenn hanno la missione di tornare ad Alexandria – proprio dov’è diretta la mandria di morti affamati – alla guida di un gruppo di inesperti (e disastrati) compagni di viaggio. Il lungimirante Rick, che ormai ha totalmente perso ogni principio morale, aveva espressamente detto ai suoi amici fedeli di proseguire senza mai guardare indietro e, se necessario, lasciare gli altri sprovveduti lungo la strada. Se abbiamo imparato qualcosa da The Walking Dead è proprio che la propensione ad aiutare il prossimo si paga sempre a caro prezzo. Ed il conto è stato presentato proprio a uno dei personaggi cardine della serie.

È tutto vero?

Una puntata al cardiopalma che genera emozioni forti e tiene alto il livello d’azione introdotto nei primi episodi: ed ecco che mentre siamo con il fiato sospeso, un accadimento ce lo spezza. Ma è successo davvero? Riavvolgiamo il nastro: Glenn e Nicholas si sono separati dal resto del gruppo per mettere in atto un diversivo che faccia allontanare l’orda di walkers che si sta dirigendo verso casa. Ma qualcosa va storto e i due si ritrovano in un vicolo cieco. Circondati da una fitta massa di vaganti putrefatti e sorprendentemente aggressivi, la loro prospettiva di salvezza vacilla e sembra ridursi ad un cassonetto dell’immondizia sul quale ergersi tentando di scampare alle manate avide di quei mostri. Nicholas capisce di non avere più speranze, si rivolge a Glenn con un Thank you, si punta la pistola alla tempia e si spara. Il suicidio viene lasciato fuori campo – la dinamica ci viene descritta dallo sgomento sul volto Glenn che, subito dopo lo sparo, viene ricoperto di sangue. Il corpo senza vita di Nicholas vacilla e trascina con sé anche Glenn che perde l’equilibrio e cade nella massa. A questo punto assistiamo tutti – più o meno lucidamente – all’immagine di Glenn sovrastato dagli zombie che estraggono bramosi viscere sanguinolente. La perdita di Glenn è un duro colpo per i fan della serie – poiché il suo personaggio è presente fin dalla prima stagione, quando salva Rick damorte certa ad Atlanta, e lo segue fedelmente fino al presente. Glenn è il personaggio che più di tutti era riuscito miracolosamente a conservare la propria etica morale e la propria umanità – a differenza di Rick e Carol che sembrano essersi arresi alla realtà selvaggia in cui l’unica legge valida rimane quella del più forte.

La speranza è l’ultima … a morire:

Un lutto difficile da elaborare. Nel web già serpeggia la teoria che Glenn non sia morto: ci si aggrappa alla remota possibilità che possa essersi rifugiato sotto il corpo smembrato di Nicholas e che, grazie a questo escamotage, riesca a sfuggire all’attenzione degli azzannatori. Che i fan siano affranti e vogliano aggrapparsi ad un’ultima speranza è comprensibile: chi non ha sperato per un secondo che Hershel Greene avesse potuto salvarsi ricucendo il capo al collo, a mò di Frankenstein? Ok, questa è sicuramente un’ipotesi più plausibile di quella di Hershel …e non voglio dare false speranze, però è anche vero che lo showrunner Scott Gimple – in occasione del Talking Dead show, ha rivelato che “rivedremo ancora Glenn in qualche modo”. È proprio quel in qualche modo la nota stonata. Insomma il caso Glenn rimane aperto.

Dove siamo rimasti?

Nel frattempo, l’impavida Michonne è riuscita a cavarsela, a proseguire verso Alexandria pur lasciandosi qualche cadavere alle spalle. Daryl sta ancora girando a vuoto con la sua moto, la cui benzina sembra non finire mai – a differenza dei mezzi che sceglie Rick che lo lasciano puntualmente a piedi. Ed è proprio Rick il protagonista del cliffhanger di questo episodio: dopo essere scampato all’attacco degli Wolves, si ritrova con un camper che non parte, attorniato di zombie che stanno avanzando verso di lui – attratti dalla sparatoria avuta con i Lupi. L’espressione di Rick non è delle più confortanti – per la prima volta ci appare davvero spaventato e disarmato – ma siamo sicuri che se la caverà anche stavolta.

Anticipazioni 6×04 – Here’s not here:

Dal promo appare chiaro che il nuovo episodio sarà incentrato su Morgan – sul percorso che ha compiuto e sulla sua evoluzione emotiva, anche a seguito della perdita del giovane figlio. Inoltre, c’è una buona nuova per i fan del fumetto ideato da Robert Kirkman: l’introduzione di Paul Monroe (Tom Payne), meglio noto come Jesus – personaggio promettente di cui, ad oggi, sappiamo solo che sarà un combattente valoroso e diventerà un fidato seguace di Rick. Ma il rovesciamento della medaglia c’è: insieme a lui probabilmente arriverà anche una nuova minaccia, in grado di mettere seriamente in pericolo la vita dei nostri sopravvissuti – che risponde al nome di Negan. Tuttavia, ad oggi non c’è nulla di ufficializzato a riguardo.

The Walking Dead 6 – Tutto quello che vi è sfuggito della 6×02 e tutto ciò che non vorreste sapere della 6×03

A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema – a questo link http://bit.ly/1MIX28j

Il secondo episodio si apre su uno scenario di irreale normalità, carica di tensione e attesa. Le vite degli abitanti di Alexandria ci paiono sospese in una sorta di minaccioso limbo, come fossero rinchiusi in una bolla di sapone pronta a scoppiare. Un clima di tacita tensione travestita da ambigua tranquillità cittadina aleggia nell’aria e ci trasmette un lugubre presagio. Del resto, istruiti dalle scorse stagioni di The Walking Dead, ormai sappiamo per certo che la calma è un concetto astratto, apparente, che molto spesso diviene sinonimo di morte e distruzione. Ed ecco che subito ogni nostro sospetto viene fondato e quello che sembrava un paradiso – un universo parallelo dove Carol è una casalinga perfetta – subito, si tramuta in un vero inferno. Il timer da cucina inizia a trillare: sono pronte le lasagne … con un contorno di Wolves pronti all’attacco. Carol, spegne il forno, guarda fuori dalla finestra ed ecco apparire un brutale omicidio sullo sfondo. Mossi da una violenza cieca, i Wolves trucidano a sangue freddo gran parte della popolazione di Alexandria. Ne sfondano i confini con un camion, che si svelerà essere l’origine del funesto ed interrotto rumore di clacson sul quale si è concluso l’episodio precedente. Assistiamo a ciò che accade in controcampo, rispetto all’azione a cui avevamo lasciato i nostri beniamini – così, mentre Rick, Michonne, Glenn e Daryl cercano di spartire il traffico di walkers, a mo’ di vigili urbani, ad Alexandria si consuma l’ennesima tragedia. Il tutto sotto gli occhi di un nuovo personaggio – Denise, la dottoressa sprovvista sia di abilità chirurgiche sia di pelo sullo stomaco, e Morgan – che ci fa lì? Non l’avevamo lasciato al seguito dell’altro gruppo?

TEMPISMO PERFETTO

Molti telespettatori si domandano se la perfetta orchestrazione tra l’assenza del gruppo principale e l’attacco degli Wolves sia frutto di un’amara coincidenza, o della soffiata di un’ignobile talpa. E se questa talpa fosse proprio Enid? L’abbiamo vista lasciare un criptico messaggio a Carl, che poi svela anche la natura dell’acronimo che dà il titolo all’episodio: Just Survive Somehow – Sopravvivi come puoi. Che Enid abbia barattato la propria sopravvivenza con la vita degli indifesi concittadini? Un altro aspetto che sembra concorrere a suo sfavore è una frase, molto ambigua, che la ragazza ha detto a Carl – a cui forse la maggior parte di voi non ha fatto nemmeno caso – quando gli spiegava che Alexandria è troppo grande per essere difesa, “ci sono troppi punti ciechi ed è così che siamo stati in grado di” … A voi le dovute conclusioni.

SUPER CAROL

Indubbia protagonista di questa nuova puntata, la mitica Carol passa dal dispensare moniti intimidatori a bambini spaventati, allo sfornare lasagne, al marchiarsi la fronte con una W di sangue per confondersi nella mischia di assassini nel giro di 10 minuti. Il personaggio interpretato da Melissa McBride si conferma più agguerrita e scaltra che mai – a mio avviso, il suo è uno dei pochi personaggi ad aver davvero subito un’evoluzione nel corso delle stagioni. Che sia sulla buona strada per diventare un nuovo leader? La sua interprete ne parla in questi termini: “La vedranno come una combattente capace e forse ispirerà alcuni di loro. E’ impressionante per me scoprire il modo in cui ha deciso di sopravvivere, con pistole e coltelli sempre a portata di mano. A conti fatti, quest’esperienza è solo il campanello d’allarme che Rick ha cercato di mettere in funzione per tutto il tempo. Tuttavia, è doveroso ribadire che non ne sia stato in grado”. Rick, attenzione: qualcuno minaccia di spodestarti …

Anticipazioni 6×03: THANK YOU

Dal titolo ancora più enigmatico, forse, del capitolo precedente, questo nuovo episodio si preannuncia all’insegna dell’azione, dell’attacco e del contrattacco. Dal promo si evince il peggio: l’orda di zombie sta tornando a casa. Il tentativo di arginare il pericolo e indirizzare i walkers altrove è stato vano ed ora i nostri protagonisti si trovano a dover fronteggiare due notevoli minacce: da una parte il branco di dormienti, bramosi di sangue vivo, dall’altra i violenti assassini che usano marchiarsi con il sangue versato. Ma non è tutto. Nel lasciarvi, debbo darvi un altra brutta notizia: sembra che non tutti i ragazzi del gruppo riusciranno a portare a compimento il viaggio di ritorno a casa.

The Walking Dead 6 – Recensione della prima puntata e alcune tips sulla 6×02

A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema – a questo link http://bit.ly/1W2Bt7z

Dopo una lunga attesa, la première della sesta stagione di The Walking Dead – dalla durata eccezionale di 90 minuti – non ha entusiasmato i fan. La serie culto di Frank Darabont torna per una First Time Again e apre il sipario su uno scenario post-apocalittico: una cava colma di zombie, un nuovo pericolo da arginare.

THE WALKERS – IL RISVEGLIO

Questa volta, però, abbiamo la sensazione di dover fronteggiare una minaccia maggiore: i walkers sembrano più aggressivi, più voraci, più forti. Famelici di carne umana e di riflettori: lo zombie che con tanta veemenza si insidia tra i container e, nonostante si squarti completamente, prosegue rabbioso è emblematico – i vaganti non faranno più solo da contorno in questa sesta stagione e gli spettatori non potranno più deriderli mentre l’uno dopo l’altro si lasciano cadere in un precipizio, o camminano imperterriti verso una porta chiusa con fare assopito. Gli zombie si sono svegliati dal loro torpore di esseri maledetti, condannati ad un purgatorio putrefatto, in bilico tra la morte e la non-morte – sono pronti a ribellarsi, a prendersi la scena. Tuttavia, The Walking Dead rimane una serie incentrata sulle scelte compiute dagli uomini – e, talvolta, proprio l’umanità diventa sinonimo di debolezza e, quindi, di tragedia: Rick Grimes (Andrew Lincoln) sono gli eroi e gli antieroi di sé stessi. Come nella vita di tutti i giorni, il domani si plasma sulla base di ciò che scegliamo oggi, gli zombie non sono altro che l’inevitabile, l’allegoria di un destino fatale dal quale talvolta riusciamo a sfuggire, talvolta invece ci induce a soccombere.

UN PIANO QUASI PERFETTO

Gli erranti sono diretti ad Alexandria. C’è bisogno di un piano d’azione e c’è bisogno di un leader come Rick – il quale ha mostrato fin dall’origine un insano scetticismo verso quella che si presentava come un’oasi felice, sotto la quale ribolliva un demoniaco presagio di morte pronto ad esplodere. Rick non si è lasciato tentare, ha voluto consolidare la difesa fin da subito. Ed anche questa volta ha confezionato un piano d’azione, la cui preparazione ed esecuzione è valsa tutta la lunghezza dell’episodio … per poi essere totalmente vanificato dal cliffhanger finale. Mentre tutto sembrava stesse procedendo nel migliore dei modi – con la mandria di zombie addomesticata che seguiva obbediente il rombo della moto di Deryl – ecco qualcosa pronto a squarciare il silenzio. Il rumore di un clacson – assordante, beffardo – che proviene“da casa” e risuona, rimbomba nelle nostre orecchie ben oltre i titoli di coda. La sensazione di essere di fronte ad una bomba ad orologeria pronta ad esplodere si fa sempre più forte. È questione di settimane, forse giorni, forse attimi e poi sarà guerra.

MORGAN JONES

The Walking Dead è tornato e non abbiamo neanche il tempo di riprendere fiato. Il passato ed il presente si susseguono, l’uno sull’altro, senza darci tregua. Assistiamo ad un incastro di bianco e nero e colore, perlopiù rosso – come il sangue che verrà versato. Già da questo primo episodio è chiaro che le personalità di Rick e Morgan si contrapporranno: “Dovremo conoscerci un’altra volta”, dice Rick – mente, poiché i due sono legati da una stima reciproca che li porta a riconoscersi istintivamente. Lo avevamo anticipato, Morgan assumerà il profilo di un uomo riflessivo, reso bonario dai suoi drammi, ai quali si è arreso. Rick, invece, convive quotidianamente con il fantasma della moglie morta, ma soprattutto con il terrore che a lei possano unirsi i suoi due figli. Tuttavia, l’unione (lo scontro) di questi uomini così diversi sarà una chiave interessante ed importante di questa sesta stagione. Lo stridere delle loro personalità darà il via ad un’evoluzione (o rivoluzione) della serie.

Anticipazioni 6×02 “JSS”

Il prossimo episodio si presenta ermetico fin dal titolo – JSS. L’acronimo potrebbe, con molta probabilità, significare Just Stand Still – Basta stare fermi: frase che, nella quinta stagione, un esponente dei temibili Wolves ha detto a Morgan. Le tre lettere appaiono nel promo dell’episodio 6×02, scritte dalla mano tremante di Enid – la ragazzina di Alexandria con cui Carl aveva stretto amicizia – sul finestrino appannato di una macchina, da cui è stato poco prima rimosso il cadavere ucciso per la seconda volta di uno zombie. Da qui, l’insediamento di un lecito dubbio: Enid è un Lupo?
Ma non è l’unico interrogativo con cui assisteremo bramosi al secondo episodio. La ripresa aerea della mandria imbizzarrita di zombie che sembrano in procinto di far breccia in Alexandria, il suono del clacson, il concerto dei volti disorientati di Rick, Michonne, Glenn e Deryl, ci hanno lasciato con il cuore pesante, la bocca amara e un’ingombrante sensazione di irrisolto. Chi sta suonando il clacson? Cosa escogiterà il gruppo per re-instradare gli zombie? Insomma, questa sesta stagione si presenta come una fucina pronta ad esplodere – o implodere, trascinando dentro di sé innocenti e colpevoli, umani e non-umani, Lupi e leader.

Matthew McConaughey respinge Marvel

A cura di Angela Nicolaci

La Marvel Cinematic Universe è diventata talmente potente, che sempre più spesso (e volentieri) vediamo nei suoi film attori da premio Oscar. Tuttavia, quello che non vedremo tanto presto, è il caro Matthew McConaughey, che sembra abbia rifiutato il ruolo del cattivo in Guardiani della Galassia Vol. 2.

Fonti interne, dicono che al bell’attore, sia stato proposto il ruolo, soltanto per rifiutarlo e per speculare sul “rimpiazzo” da trovare nelle prossime settimane. Il film dovrà iniziare le riprese all’inizio del prossimo anno, per uscire nel 2017. Nessuna notizia ufficiale sulla faccenda e una certa propensione a nascondere la notizia in un recente annuncio da parte di Variety.

Ma il dubbio ci assale: campagna pubblicitaria da parte del film, oppure una tattica per attirare McConaughey nel progetto che formalmente non è stato invitato a fare? Non lo possiamo sapere, ma sicuramente siamo delusi dal fatto di non poterlo vedere in azione, data la sua bravura, siamo sicuri che sarebbe stato perfetto per il ruolo.

Senza dubbio, pioveranno informazioni nei prossimi mesi, per il momento ci accontentiamo di sognare la battaglia che avrebbe potuto essere tra Chriss Pratt e Matthew McConaughey.

Il grande cuore di Gatsby e il vero volto del sogno americano degli anni Venti

A cura di Alexia Altieri

Il grande Gatsby di Baz Luhrmann si annovera come quarto remake cinematografico dell’amaro e ispirato capolavoro nato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald, dopo una prima trasposizione, muta e ormai andata persa, la versione del 1949 di Elliot Nugent e quella del 1974 sceneggiata da Francis Ford Coppola, con Robert Redford e Mia Farrow.
Nick Carraway (Tobey Maguire) è la voce narrante – una voce pregna della cruda disillusione che riempie le pagine del romanzo di Fitzgerald – e la storia di Mr. Gatsby s’installa nel racconto che l’indolente scrittore fa al suo terapeuta, dell’ingombrante ricordo dell’esistenza altisonante del suo facoltoso e misterioso amico.

Nonostante la cornice psicoanalitica, la storia de Il grande Gatsby possiede i contorni fumosi e iridescenti di un sogno, e questo ci appare chiaro fin dai titoli di testa: un faro proietta una vivida luce verde sulla costa di Long Island; il suo sguardo si muove costantemente tra le due rive della baia – quella abitata da lusso, dissipazione e corruzione, e quella opposta, dove alloggia il giovane romanziere Carraway, il cui ruolo nella vicenda rimane inevitabilmente ancorato all’essere un mero spettatore.

Per leggere l’articolo intero, clicca qui.