A cura di Alexia Altieri
Blow up di Michelangelo Antonioni è un’opera articolata sulla dicotomia tra realtà e finzione. Un film neorealista che fa del voyeurismo il suo punto cardine e trova nel mezzo fotografico la sua più grande espressione. David Hemmings interpreta Thomas, il fotoreporter di moda al centro dell’intreccio costruito ad arte da Antonioni e reso suggestivo dalla sofisticata fotografia di Carlo Palma. In realtà, Thomas non è altro che un fantoccio, un “mezzo” attraverso cui la macchina fotografica – protesi dello sguardo – esprime la propria egemonia.
Il personaggio di Thomas presenta tracce autobiografiche del regista stesso, il quale ha un passato da documentarista; a questo proposito, Antonioni ci pone di fronte alla contrapposizione tra il cinema esplicativo – volto all’interpretazione del reale – e quello, appunto, documentaristico che privilegia la pura registrazione dei fatti.
Il film, ispirato ad un racconto dello scrittore argentino Julio Cortazar, ci racconta la storia di Thomas, l’affascinante e un po’ cinico fotografo di moda, annoiato dalla vita mondana e in cerca di ispirazione. Un giorno, in un parco dell’East End, riprende furtivamente le effusioni di due amanti: sarà proprio questo episodio a generare in lui una sorta di ossessione ontologica per la realtà.
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