Fast & Furious 8 – un record di sequel

A cura di Matilde De Nobili

Molti dicono che i sequel non saranno mai belli come l’originale ma se di sequel  ne sono stati fatti ben sei forse, e dico forse, qualcosa da comunicare il film in questione ce l’aveva – quindi perché non lasciare a casa i guastafeste e correre al cinema per gustarsi il nuovo capitolo!?

Se una “saga”- chiamiamola così – ha talmente tanto successo da ottenere fans affezionati e, perché no, incassi da paura anche dopo sette film, perché non tentare con l’ottavo della serie Fast & Furious ( Vin Diesel, Justin Lin, James Wan, John Singleton, Rob Cohen, Phillip Atwell, 2001-in corso)?

C’è una domanda che i veterani della serie di  staranno ponendo – ovvero, come continuare la serie dopo la morte prematura di Paul Walker? Tale interrogativo ha trovato risposta nelle parole dell’altro protagonista – Vin Diesel, che ha confermato l’arrivo entro il 2017 nelle sale cinematografiche di Fast & Furious 8. Uno dei registi – James Wan, ha confermato, inoltre, che la trama del nuovo capitolo della serie sarà direttamente collegata al finale di Fast & Furious 7.

La location di Fast & Furious 8 sarà New York City – anche questa informazione l’ha lasciata trapelare Vin Diesel, tramite una foto postata su Instagram. Tuttavia, la notizia non giunge del tutto nuova – infatti, coloro che hanno seguito il Jimmy Kimmel live show sul canale televisivo americano ABC, avranno già sentito l’attore accennare alla Grande Mela come possibile location per il film.

Per la mitica gang Torretto è stato confermato anche Dwayne “The Rock” Johnson, che di recente ha confermato che sarà di nuovo al fianco di Kurt Russell, ma con un ruolo decisamente più importante rispetto a Fast & Furious 7.
Justin Lin – uno dei registi, inoltre, ha annunciato l’ingresso di nuovi personaggi, che contribuiranno a rendere la storia ancora più interessante.

In ultima battuta, per gli appassionati della serie giunge un’altra buona notizia – lo scorso novembre il presidente della Universal, Donna Langley, aveva confermato di aver già preso in considerazione altri tre film dopo il capitolo 7, perciò è altamente improbabile che l’ottavo capitolo sia l’ultimo.

Perciò, riscaldate i motori – pronti a correre nei cinema il 14 aprile 2017…

ride or die, remember?!

Il mondo della moda secondo Il Diavolo veste Prada

A cura di Alexia Altieri

Un vero inferno, il mondo della moda visto attraverso la lente d’ingrandimento di David Frankel, nel suo The Devil Wears Prada (Il diavolo veste Prada, 2006). Il diavolo in questione, con tanto di tacchi a spillo ed un elegante cappotto abbinato ad una, sempre diversa, borsa firmata per ogni occasione, è Miranda Priestly: superba interpretazione di Meryl Streep, ispirata all’iconica direttrice di Vogue America, la più autorevole rivista di moda in tutto il mondo, Mrs. Anna Wintour.  
Severo caschetto color miele, perfettamente squadrato – da cui Johnny Depp sostiene di aver tratto ispirazione per l’interpretazione dell’enigmatico cioccolatiere Willy Wonka, in Charlie and the Chocolate Factory (La Fabbrica di Cioccolato, Tim Burton, 2005) – ed ancora, grandi occhiali da sole rigorosamente griffati Chanel, con lenti scure per garantire un netto distacco dal mondo circostante, cardigan drappeggiato su abito Prada: questa la divisa da lavoro della lady di ferro che ha fatto della propria immagine e personalità un intramontabile simbolo glamour.

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Orgoglio ed Amore all’epoca di Jane Austen

A cura di Alexia Altieri

Orgoglio e Pregiudizio (2005, Pride & Prejudice), diretto da Joe Wright, rappresenta l’ennesimo adattamento del celebre e omonimo romanzo di Jane Austen, del 1813. Jane Austen, nata il 16 dicembre del 1775 nell’Hampshire, è la scrittrice di romanzi celebri in tutto il mondo per la loro capacità di evocare precise immagini dalla grana antica, dell’Inghilterra di quel secolo, e di esprimere i tormenti e le speranze delle loro protagoniste. Joe Wright racconta – tra continui virtuosismi di macchina – la storia delle cinque sorelle Bennet, ragazze in età da marito, umili protagoniste della vita bucolica inglese del ‘700. La primogenita è Jane (interpretata da Rosamunde Pike), di una bellezza delicata e la cui gentilezza e bontà faranno innamorare perdutamente il ricco gentiluomo Charles Bingley (Simon Woods). La secondogenita è Elizabeth (Keira Knightley), brillante protagonista del romanzo, impertinente e orgogliosa, profondamente innamorata di Fitzwilliam Darcy (Matthew MacFadyen) – di un amore folle al quale, alla fine, è costretta a cedere. Mary (Talulah Riley), studiosa e saccente, Catherine detta Kitty (Carey Mulligan), immatura e suggestionabile, succube di Lydia (Jena Malone), l’ultima delle sorelle Bennet, estremamente viziata ed immatura.

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Gabrielle Avant Coco – La moda passa, Lo stile resta

A cura di Alexia Altieri

Quella di Gabrielle Bonheur Chanel – celebre in tutto in mondo con lo pseudonimo di Coco –, è stata davvero una vita da film, e in effetti lo è diventata anche nel concreto, nel biopic diretto dall’autrice lussemburghese Anne Fontaine. Nel 2009 uscì nelle sale cinematografiche Coco avant Chanel – L’amore prima del mito, con Audrey Tautou nei panni della rivoluzionaria stilista. “Audrey è stata bravissima” – sostiene la regista – “non avrei mai potuto realizzare questo film senza di lei, perché lei è Coco“. Con un taglio di capelli alla maschietta e gli occhi attenti, l’attrice riesce a infondere alla sua Coco lo spirito eversivo di una donna indipendente e charmant, coraggiosa e ostinata, quale era Gabrielle ancor prima di diventare il mito, Coco Chanel, l’immortale icona dell’immaginario francese nonché mondiale.

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Black Mass – un nuovo progetto per un abitué del grande schermo

A cura di Matilde De Nobili

Edward mani di forbici, Jack Sparrow, Willy Wonka, il Cappellaio Matto, Barnabas Collins sono solo alcuni dei personaggi più famosi interpretati da – scusate se è poco – Johnny Depp. Che l’attore fosse camaleontico l’avevamo capito, riesce infatti a passare sempre da generi cinematografici estremamente diversi  tra loro, senza mai rischiare uno scivolone – strabiliante insomma! Dopo aver tessuto le sue lodi, ecco qui qualche notizia sul nuovo film di cui sarà protagonista, che si vocifera uscirà entro la fine del 2015.

Il film in questione è l’adattamento cinematografico del libro Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mob scritto nel 2001 da Dick Lehr e Gerard O’Neill.

Il nostro super-attore interpreterà il personaggio di James “Whitey” Bulger, uno dei più violenti criminali nella storia della città di Boston e fratello di un noto politico dello stato del Massachusetts. A metà degli anni settanta, dopo una serie di cruenti omicidi per diventare leader della Winter Hill Gang, il criminale diventa anche informatore dell’FBI con l’obiettivo di fermare l’ascesa di una famiglia mafiosa rivale, alla quale riesce, infine, a sottrarre tutte le attività.

Il direttore del film sarà Scott Cooper e, oltre a Johnny Depp, la pellicola vanta un cast niente male: Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Sienna Miller, Dakota Johnson, Kevin Bacon, e altri ancora.

Il trailer (come sempre del resto) non si allarga troppo e la trama viene presentata a grandi linee, seppur si possa intuire la presenza di numerose scene d’azione, ma non viene svelato molto altro – da un attore di questo calibro, d’altronde,  sinceramente non si sa proprio cosa aspettarsi

Il primo trailer del film è stato diffuso il 23 aprile 2015, seguito dalla versione italiana. La pellicola verrà distribuita nelle sale cinematografiche a settembre 2015.

Minions – alla ricerca di un cattivissimo

A cura di Matilde De Nobili

I minions, gialli organismi unicellulari, dopo il successo di Cattivissimo me (Pierre Coffin, Chris Renaud, 2010) e Cattivissimo me 2 (Pierre Coffin, Chris Renaud, 2013), prendono il sopravvento in un film “tutto loro”.

Minions, diretto da Pierre Coffin e Kyle Balda, sarà uno spin-off/prequel dei film Cattivissimo me e Cattivissimo me 2 di cui gli indiscussi protagonisti saranno proprio loro, i simpatici personaggi gialli creati da Ken Daurio e Cinco Paul.

L’unico scopo dei Minions che, a quanto pare, esistono fin dall’alba dei tempi, è quello di trovare e servire il padrone più cattivissimo di tutti – ma la missione sembra più facile a dirsi che a farsi.
I piccoli protagonisti iniziano da un T-Rex che fanno accidentalmente scivolare su un masso e cadere in un vulcano. Ci provano in Egitto, ma schiacciano per sbaglio il faraone con una piramide. Tentano di nuovo con Napoleone ma i risultati sono catastrofici e successivamente provocano l’incenerimento del Conte Dracula.

Rimasti senza padrone e persa ogni motivazione si ritirano in Antartide e lì, annoiati, rischiano l’estinzione. Il minion Kevin, più intraprendente ed esigente, decide di partire alla ricerca di un nuovo padrone.

Inizia un viaggio spericolato in compagnia del giovane Stuart e del piccolo Bob che termina in un raduno di criminali dove entrano in competizione per il diritto a diventare gli scagnozzi di Scarlet Overkill (doppiata da Sandra Bullock), elegante ed ambiziosa delinquente determinata a dominare il mondo e diventare la prima donna supercriminale.
Successivamente, le peripezie si spostano a Londra, dove devono affrontare una minaccia decisa ad eliminare tutti i Minions.

La data dell’uscita del primo trailer ufficiale è il 4 novembre 2014 ma il film verrà distribuito nelle sale statunitensi il 10 luglio 2015 e nelle sale italiane dal 27 agosto dello stesso anno.

I 15 Film Evento del 2017

A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema – consultabile qui

Se il 2015 è stato da tempo preannunciato come anno da record per il cinema – in linea con lo spropositato quantitativo di sequel o storie nuove, inedite e promettenti, in uscita nelle sale – da quanto emerso durante la CinemaCon di Las Vegas, l’anno 2017 promette ancora meglio!
Anche se è stato arduo selezionare quali grandi titoli citarvi, ne abbiamo scelti quindici, che vi presentiamo in ordine cronologico.

Lasciamo a Cinquanta Sfumature di Nero il compito di aprire le danze – il sequel del romanzo a tinte sado-erotiche nato dalla penna di E. L. James, Cinquanta Sfumature di Grigio, pare verrà confezionato e consegnato agli impazienti milioni di appassionati alla trilogia di best seller della scrittrice britannica, proprio nel 2017. Seppure la regista del primo film – Sam Taylor-Johnson, e la sceneggiatrice – Kelly Marcel, non torneranno per il secondo capitolo, ad occuparsi della sceneggiatura di Cinquanta Sfumature di Nero sarà Niall Leonard, marito della James – la quale avrà, così, modo di supervisionare e avere l’ultima parola sulla stesura dello script. È arrivato il momento di sciogliere il nodo della cravatta, sbendarci e prepararci ad indossare una lasciva maschera veneziana – attraverso cui spiare le 50 sfumature di nero pronte ad insidiarsi nella vita dei due amanti, Christian Grey ed Anastasia Steele.

The LEGO Movie (Phil Lord e Chris Miller, 2014) ha introdotto la versione a mattoncini assemblati di Batman, a cui Will Arnett ha prestato voce e personalità. Il giocattolo animato con le fattezze dell’affascinante eroe mascherato ha letteralmente rubato lo show a tutti gli altri personaggi, tanto che il prossimo film promette di fare esplicito omaggio a tutti i ritratti di Batman, inscenati fino ad oggi. Il testimone della regia viene consegnato a Chris McKay per il nuovo film LEGO. Pertanto, il 2017 si preannuncia permeato anche da una vena di ilarità e animazione che non fan mai male.

Sarà anche l’anno dell’addio (personalmente molto sofferto) di Hugh Jackman al personaggio di Logan alias. Wolverine. Il terzo ed ultimo capitolo della saga di spin-off interamente dedicata all’artigliato mutante, vede al timone lo stesso regista di Wolverine – L’immortale, James Mangold. Inoltre, sembra che anche Patrick Stewart – interprete del dottor Charles Xavier, si unirà al cast.
In definitiva, per Jackman è arrivato il momento di appendere gli artigli al chiodo, ed è difficile non essere eccitati all’idea di assistere al modo in cui l’attore vorrà congedarsi da quello che rimarrà per sempre il suo alter ego filmico per antonomasia.

Kong: Skull Island sarà il reboot di King Kong – la cui storia potrebbe apparire buffa ed obsoleta, riproponendola al giorno d’oggi, in questa epoca. Quando la Legendary Pictures ha ottenuto i diritti sull’epico personaggio, ci è parso chiaro che tutto sarebbe andato per il verso giusto – e che l’anziano e spesso deriso mostro classico, avrebbe potuto trasformarsi in una minaccia moderna, ottenendo piena credibilità. Quindi: prendiamo un feroce e gigantesco gorilla, collochiamolo in una misteriosa isola selvaggia, includiamo una grotta a forma di teschio, aggiungiamo poi, che Michael Keaton, J.K. Simmons e Tom Hiddleston faranno parte del cast – ed ecco creato un gustosissimo cocktail sulle origini di un mostro classico del cinema. Questo scatenerà in Godzilla la voglia di un faccia a faccia con il suo compagno di giochi?

Dai mostri alle favole, sembra che assisteremo (nuovamente) alla riproposizione sul grande schermo del classico Disney – La Bella e la Bestia. Adattamento di una delle più celebri fiabe di tutti i tempi, di cui è già stata fatta di recente una versione live action, diretta dal francese Christophe Gans nel 2014 – con Vincent Cassel nei panni della bestia. Per questa nuova versione cinematografica, il regista Bill Condon seguirà le orme di Kenneth Brannagh in Cinderella, e ci farà rivivere una pagina della nostra infanzia. Dan Stevens farà innamorare Emma Watson, nei volteggi confezionati in un elegantissimo abito dorato, tra le mura di un castello incantato, con la gentilezza e l’accortezza propri di un animo regale. Faranno parte del cast anche Luke Evans, Josh Gad, Emma Thompson, Kevin Kline e Ian McKellen – un firmamento di stelle, insomma, che vanno a sommarsi alla magia di una fiaba che ha segnato l’infanzia dei bambini di ieri, e conquisterà senza ombra di dubbio, quelli di oggi.

Torna anche Fast & Furious, per l’ottava volta – che, in realtà, non sembrava dovesse esistere, dopo l’addio dato a Paul Walker ed al suo personaggio, in Fast & Furious 7, che aveva tutta l’aria di volersi configurare come gran finale della serie. Invece, Fast & Furious 8 si farà, e lo conferma lo stesso Vin Diesel. Seppure ancora non sappiamo esattamente quali personaggi della crew rivedremo, iniziamo a scaldare i motori e prepariamoci a quello che sarà – a detta di Diesel, “Il film migliore mai visto prima”.

Assisteremo anche al grande ritorno dei bizzarri e spassosi Guardiani della Galassia. James Gunn ci anticipa che questo sequel si configurerà come padre (letteralmente) di tutti i conflitti – sarà tutta “una questione di padri”. Con il ritorno dell’eccentrica ciurma al completo, già sappiamo che vedremo i nostri amati protagonisti pasticcioni cacciarsi in un numero sproporzionato di disastri – almeno, quanto è sproporzionato l’ego di Star Lord. C’è un interessante punto interrogativo che continua ad aleggiare attorno alle loro avventure: potrebbe il loro operato galattico, avere delle ripercussioni sugli Avengers, laggiù – sulla Terra?

Tornerà anche Star Wars in un ottavo episodio. J.J. Abrams – alla regia per l’imminente VII parte della saga, Star Wars – Il risveglio della forza, passerà il testimone a Rian Johnson (regista di Looper), che prenderà posto sulla sedia del regista, per la gioia di tutti gli affezionati alle guerre stellari. Il regista dovrà mettere da parte la sua sensibilità, e lasciarsi avvolgere dall’atmosfera cupa e incerta che aleggia attorno alla saga. A questo punto, non resta che augurare una lunga vita al fenomeno di fandom ideato da George Lucas.

Anno di grandi conferme, sospirati sequel ed attesi(ssimi) ritorni. Un altro ritorno degno di nota è quello di Toy Story – il film d’animazione rivelazione degli anni Novanta, vero e proprio inno al mondo dei giocattoli. Se da una parte Toy Story 3 aveva posto un commovente fiocco conclusivo sulla saga di Andy, dall’altra ci aveva presentato un nuovo personaggio – la bimba Bonnie, che aveva ricevuto in dono il cowboy di pezza, migliore amico d’infanzia di Andy – Woody, il giocattolo spaziale Buzz Lightyear e tutti gli altri giocattoli che appartenevano al ragazzo. A seguito di tutti i cortometraggi, e gli speciali prodotti in questi due anni sulla saga, si è finalmente riusciti a mettere insieme del materiale necessario per la progettazione di Toy Story 4. Pronti a togliere la polvere da quel vecchio modellino di Buzz Lightyear che tenete su una mensola della camera, nascosto dietro ai pupazzi di vostro figlio?

Dopo tanti supereroi, ecco che finalmente farà capolino un’eroina a cui armatura, forza ed epicità non mancheranno. La Warner Bros. sta pianificando l’uscita di Wonder Woman, per l’estate 2017. L’attrice Gal Gadot sta lavorando sodo per poter dar forma alla celebre eroina amazzoniana, e ce la introdurrà già in Batman v. Superman: Dawn Of Justice – rubando la scena a due capisaldi del fumetto, entrati ormai a pieno titolo nel mondo del cinema e nell’immaginario collettivo.
Lo standalone che le verrà dedicato farà, inoltre, da catalizzatore per un altro importantissimo film firmato dalla DC Comics, che uscirà due mesi più tardi …

Umani da una parte, Scimmie dall’altra – stiamo evidentemente parlando di un sequel (ancora senza titolo) de Il Pianeta delle Scimmie. Dopo L’alba del Pianeta delle Scimmie ed il recentissimo Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie, la Fox ha deciso di protrarre il franchise con un ulteriore sequel previsto – appunto – per l’estate del 2017. E quest’ultima versione dell’ascesa di Caesar ha tutta l’aria di essere la promessa della messa in atto di un golpe atto a conquistare il dominio del mondo intero, più sfumato ed allo stesso tempo brutale dei precedenti.

Un nuovo Spider-Man bussa alle porte di questo anno ricco di pathos. Nell’attesa di scoprire chi sarà il prossimo attore adatto a vestire i panni (e la tutina da supereroe) di Peter Parker, i fans più accaniti sono già in trepidazione all’idea che l’Uomo Ragno farà il suo ingresso nell’Universo Cinematografico Marvel. Tutto ciò che sappiamo su uno dei protagonisti comics più amati di sempre, è che avrà un’età da liceale e apparirà, per la prima volta, in Captain America: Civil War. Un’unica preghiera – che questo nuovo Spider-Man sia Amazing come ci aspettiamo.

Pacific Rim 2 – abbiamo capito che il numero due sarà il vero trend di questo 2017. I megarobot, Jaeger e i Kaiju sono pronti a mettere nuovamente sottosopra la città – Guillermo Del Toro è il regista e produttore del sequel dedicato ai colossali mostri giapponesi, che è stato richiesto a gran voce dai fan, a cui seguirà anche un terzo capitolo. Sarà Pacific Rim 2 il film evento dell’anno 2017?

“Ragnarok significa essenzialmente la fine di tutto” – Thor: Ragnarok, vedrà un Dio del Tuono particolarmente furioso, una volta scoperto che suo fratello adottivo – quel furfante di Loki, ha preso il sopravvento sulla loro patria. Finalmente il personaggio di Chris Hemsworth potrà brillare di luce propria, in una pellicola dalla trama avvincente, che non ha nulla a che vedere con la debolezza sintattica (e di pathos) dei suoi film standalone precedenti.

Last but not least – probabilmente uno dei film più attesi dell’anno, e finalmente un debutto: sto parlando del cinecomic della Justice League Parte 1. Il fiore all’occhiello di questo 2017 – la versione più oscura, grintosa ed eccitante dello squadrone di supereroi DC, di sempre. Dopo la bruciante delusione dataci dalla cancellazione del film di George Miller, a poche settimane dall’inizio delle riprese nel 2008 – è arrivato finalmente il tanto sospirato momento di vedere i nostri beniamini combattere, fianco a fianco. Preparatevi ad affollare le sale e a lasciarvi condurre in un nuovo (super)universo, di cui finalmente Zack Snyder ci fornirà le chiavi d’ingresso.

Doraemon – oltre il cartone animato

A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema Magazine di Maggio 2015 – Anno II – N.05 – [Pagg. 45-48]
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Doraemon è il simpatico gattone robot proveniente dal futuro, tutto blu e con una buffa elica sulla testa, che ha fatto innamorare milioni di bambini negli anni Ottanta, e continua a riscuotere successo nel cuore dei grandi, nostalgici e dei piccini di oggi.

È tornato nelle sale italiane il 7 maggio 2015, con una nuova appassionante avventura che, seppure si configura come remake del lungometraggio animato del 1982 – Doraemon nel paese delle meraviglie di Hideo Nishimaki, ha un tono sempre attuale, che non pecca di ripetitività o ridondanza. Doraemon – Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori di Shinnosuke Yakuwa, vede ancora una volta protagonisti del grande schermo Nobita, il ragazzino maldestro, estremamente pigro ed inetto, la cui felicità ed auto-realizzazione sono il leit motiv per cui Doraemon è tornato nel passato; Shizuka – amata e sospirata da Nobi Nobita, il bulletto Gian ed il viziato Suneo. Questa volta, però, gli avventurosi ragazzini saranno affiancati in questo viaggio picaresco nel bel mezzo di una giungla, da una deliziosa new entry: un tenero (non-robotico) cucciolo di cane, Peko.

Ancora una volta, Doraemon dovrà ricorrere ai suoi magici ciuski, contenuti nella sua gattopone – straordinaria tasca quadrimensionale, che gli fiorisce sul panciotto, come fosse la sacca di un marsupiale – per aiutare i suoi amici a superare le insidie che incontreranno tra le fronde della loro rocambolesca esplorazione, nel cuore di una misteriosa foresta africana.

Doraemon nasce dalla penna di Fujiko F. Fujio, disegnatore giapponese, autore anche di Carletto il principe dei mostri – e fa il suo debutto nel 1969 come manga. Il fare grottesco, una sfrenata passione per i Dorayaki, le bolle dal naso e gli straordinari marchingegni tecnologici che risolvono ogni problema, hanno fatto del buffo e divertentissimo gatto un vero e proprio personaggio simbolo – trasfigurato, in seguito, in videogames, serie animate, merchandising, lungometraggi d’animazione. Nel 2008 è stato addirittura nominato “ambasciatore degli anime nel mondo” dal Ministro degli Esteri giapponese!

L’eroe più tenero dell’Asia è ormai parte integrante dell’immaginario collettivo nipponico: il termine doraemon è diventato un vero e proprio neologismo con il quale i giapponesi indicano “qualcosa che ha il potere di realizzare sogni”.

E se Doraemon è un felino magico in grado di esaudire ogni desiderio, la caratterizzazione dell’amico Nobita è diametralmente opposta, ed è esplicitato fin dal nome – che letteralmente significa “uno che se la prende comoda”. Il piccolo perdigiorno è colui che Doraemon – oltrepassando lo spazio-tempo – è venuto a salvare dalla propria indolenza. Il gattone blu viene spedito nel presente, da un discendente di Nobita che, nel XXII secolo (un futuro, per noi, ormai maledettamente attuale) paga ancora le conseguenze degli sbagli del suo avo inconcludente. Dietro alla preghiera di riuscire cambiare, in qualche modo, il futuro – Doraemon ha tenuto fede alla promessa, cambiando quello di Nobita ed, in qualche modo, anche quello di noi, fedeli spettatori della serie animata che è stata simbolo degli anni Ottanta. Come ogni cartone che si rispetti, le allegre scorribande che riempivano i nostri pomeriggi, di ritorno dalla scuola, oltre ad intrattenerci e farci provare il profondo desiderio di aprire un cassetto e ritrovarci un simpatico automa felino tutto per noi, hanno saputo trasmetterci anche qualche insegnamento. Il più importante è senz’altro quello relativo all’esigenza di credere in sé stessi, in quanto unici fautori del proprio destino. Infatti, se in un primo momento i super tecnologici ciuski appaiono come la scorciatoia per uscire da ogni tipo di guaio, farne un uso smodato potrebbe portare fastidiosi effetti collaterali – tanto da peggiorare, talvolta, le questioni alle quali si cercava una soluzione “magica”.
Quello che salta all’occhio, ed indubbiamente fa riflettere, è come la tecnologia fosse associata alla magia – ma, soprattutto, come Doraemon rappresentasse in qualche modo, un monito per le generazioni, figlie del progresso tecnologico.

Il cartone animato Doraemon arriva in Italia nel 1982 – una versione leggermente snaturata, dall’italianizzazione dei nomi dei personaggi principali: Nobita diventava Guglia (Guglielmo), Shizuka era Susi, Gian e Suneo mutavano in Giangi e Zippo. Fortunatamente, nella seconda edizione italiana della serie animata – del 2003, i nomi originali giapponesi vennero ripristinati.
Fin dal 1980, in Giappone esce a cadenza annuale, un film per il cinema dedicato alle epiche ed esotiche imprese del micione robotico, con tanto di sonaglio. Tuttavia, anche per quanto riguarda l’Italia, Doraemon – Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori non sarà il primo lungometraggio – poiché, nel 2014 abbiamo assistito alla prima reincarnazione in computer grafica 3D del personaggio animato, in Doraemon – Il Film (Takashi Yamazaki, Ryuichi Yagi). Un film che, al di là di paradossi temporali e concetti che han dell’assurdo (ad esempio, l’insolita ossessione che Nobita – ancora scolaro elementare – ha per il matrimonio con Shizuka), si è contraddistinto per attenzione ai dettagli e coerenza tematica e sintattica con la serie animata. A partire dal fatto che i doppiatori dei personaggi principali sono gli stessi che hanno prestato la voce nei cartoons, la pellicola è intrisa in quell’atmosfera e riesce – quindi – a toccare le corde dell’anima dei più nostalgici. Questo film si proponeva come “opera definitiva” – sunto del percorso di maturazione di Nobita, grazie all’aiuto del fedele Doraemon al suo fianco.

Tuttavia, probabilmente non si potrà mai davvero apporre la parola fine alla leggenda di Doraemon e delle sue avventure. C’è chi s’immagina che i due amici rimarranno eternamente insieme, in uno spazio temporale che ha del bivalente; chi s’immagina il gatto robot, come figlio dell’immaginazione di un bambino, molto introverso e frustrato. Chi, addirittura, s’immagina un finale ultraterreno – e vede il giovane umano in viaggio verso un’ulteriore dimensione.

Qualsiasi sia l’epilogo che ognuno di noi desidera dare a questa, che è soprattutto la storia di una fantastica amicizia – una cosa è certa, il mito del gattone goloso, che esaudisce desideri, rimarrà immortale, per molte generazioni a venire.

Jennifer Aniston – inedita interpretazione di un dramma esistenziale

A cura di Alexia Altieri
Articolo pubblicato su NewsCinema Magazine di Maggio 2015 – Anno II – N.05 – [Pagg. 65-68]
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Cake è un film che, a dispetto della sua traduzione italiana letterale – torta, non si propone come pellicola rosa, dal sentimentalismo zuccheroso e dai toni delicati. Piuttosto, ci induce a compiere un viaggio tra le ombre dell’amara vita di Claire Simmons (Jennifer Aniston), impregnata dal dolore profondo e lugubre, di un tragico incidente che riemerge continuamente dal passato e finisce per attanagliare la vita della triste sopravvissuta, e bruciare cronicamente nelle sue cicatrici.

Il regista, Daniel Barnz, ci introduce tra le pagine di una vita già devastata, di una tragedia che ha già avuto inizio – scegliendo volontariamente di lasciare l’incidente fuori campo, e quindi di consegnare lo snodo principale dell’intera vicenda ad un nebuloso e misterioso passato, che rimane aggrappato al presente della protagonista, e conferisce alle sue giornate il retrogusto amaro di una vita da sopravvissuta – non da miracolata, alla quale è stata condannata. Cake è una pellicola drammaticamente introspettiva, bloccata in un universo in cui il continuum temporale perde senso o, più semplicemente non esiste. La diegesi non è che il risultato di un estemporaneo avvicendarsi di attimi, senza tempo, senza punti di riferimento – senza vita.

Jennifer Aniston è una protagonista del tutto inedita – con questa interpretazione, l’attrice compie un salto di qualità, che la vede liberarsi dal peso di una notorietà inchiodata allo storico personaggio di Rachel Green (protagonista della celebre sitcom Friends, a cui la Aniston ha prestato corpo e anima) ed a quei ruoli minori, privi di qualsivoglia spessore psicologico, in commedie fini a sé stesse. La Aniston spicca il volo verso una nuova dimensione, e diventa la vera mattatrice di un film che non ha nulla a che vedere con i toni frivoli ed ambigui di commedie stile Come ammazzare il capo e vivere felici (Seth Gordon, 2011). L’attrice traina letteralmente il film, facendosi carico di tutto il suo potenziale drammatico, che riesce a restituire allo spettatore attraverso gli occhi tristi, solcati da profonde occhiaie ed attraversati da un’indicibile sofferenza, di Claire. La donna è un ex avvocato di successo che, a seguito di quel maledetto incidente che le è costato più delle dolorose cicatrici che solcano il suo corpo – poiché le ha strappato via suo figlio, si persa al centro di un tunnel in cui non riesce a scorgere via d’uscita ed, allo stesso tempo, in cui si è inoltrata a tal punto da non poter più tornare indietro. Claire è trascurata nell’aspetto, cinica, scorbutica, in preda ad una dipendenza da sostanze psicotrope, attraversata da pulsioni autodistruttive, ossessionata da un dolore duro e tangibile al quale reagisce con rabbia. Sola e tormentata dai demoni del suo passato, intrappolata negli abissi di un inarrestabile declino psicologico, non riesce a perdonarsi ed – allo stesso tempo – è incapace di compiere quel gesto estremo e definitivo, che metterebbe a tacere la sua anima disperata. Allontana il marito, gli amici e si fa cacciare dal gruppo di supporto al femminile per persone affette da dolore cronico, a seguito di un’aspra sfuriata ai danni di Nina (Anna Kendrick), un ragazza morta suicida che faceva parte dello stesso gruppo. La notizia del suicidio giunge a Claire come un pugno allo stomaco, la costringe a guardarsi allo specchio, la ossessiona. Il fantasma di Nina diventa per Claire un alter ego reale: le appare nelle oniriche allucinazioni causategli da antidepressivi e narcotici, e la esorta a farla finita – mentre la macchina da presa segue, con precisione chirurgica, i moti dell’anima della protagonista, sempre in bilico tra vita e morte. Il regista non intende fornirci la chiave risolutiva per superare tragedie del calibro di quella vissuta da Claire, piuttosto vuole mostrarci quanto sia necessario imparare a conviverci. Quando la protagonista sceglie di incontrare il marito di Nina (interpretato da Sam Worthington), si ritrova di fronte ad un’altra anima afflitta e persa, vittima dello straziante e lugubre abbandono della madre di suo figlio. Claire troverà proprio in quell’uomo il perno d’appoggio tramite il quale risollevarsi.

Cake si qualifica come road movie in senso lato – poiché, una parte del film, quella dominata dalle ombre, è attraversata dalle lunghe strade di Los Angeles che la protagonista percorre in auto, guidata dall’unica persona che non l’ha mai abbandonata, la sua domestica, Silvana – interpretata da Adriana Barraza, l’attrice candidata agli Oscar con Babel di Alejandro Inarritu.

Silvana prende in mano le redini della vita di Claire – non solo tenendo in ordine la sua casa, ma soprattutto guidando la donna: questo si traduce in lunghi viaggi oltre frontiera, per procurarle antidolorifici illegali, al fine di ingannare il dolore ed alleviare il tormento dello spirito del suo datore di lavoro. Durante questi viaggi in auto, Claire rimane distesa sul sedile posteriore, impartisce ordini, alternati a lamenti, e si rifiuta di osservare fuori dal finestrino, negandosi – un’altra volta – un qualsiasi contatto con il mondo esterno. Intrappolata nel suo mondo interiore abitato letteralmente da fantasmi, il viaggio che la protagonista compierà davvero, compresso nello spazio di 92 minuti di pellicola, è metafisico, spirituale. Un viaggio che la porterà ad attraversare quel tunnel in cui si era persa, dove brancolava nel buio, trascinando il proprio corpo senza coordinate da seguire, senza una meta. Un viaggio che – giorno dopo giorno – ridonerà luce al suo futuro, insegnandole che, quella della rabbia e dell’auto-distruzione, non è la strada giusta da intraprendere per elaborare un lutto terribile, come la perdita di un figlio. Scavare in ogni incavo di disperazione e ritrovare l’amore dentro sé stessi è l’unica via. E l’unico modo per sconfiggere la morte è arrendersi alla vita.

Extreme makeover per il Joker di Jared Leto

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A cura di Matilde De Nobili

La nemesi di Batman, nonché il criminale dei fumetti più amato di tutti i tempi – Joker, sta per subire un Extreme Makeover.

Il personaggio, che ricorda tanto gli esperimenti fatti da bambini con i trucchi della mamma – ha cambiato completamente look per Suicide Squad, scatenando – com’era prevedibile – opinioni molto contrastanti tra i fan dell’antieroe nato dalla penna di Jerry Robinson – in molti trovano il cambio d’immagine di Joker convincente ed innovativo, tuttavia, qualcun altro – più conservatore, ha storto il naso davanti al nuovo clown gotico.

Il Joker di Jared Leto, è molto punk-rock, come fosse ispirato all’aspetto di Marylin Mason – ed ha un make-up molto più ordinato, per così dire: niente rossetto sbavato, né capelli scompigliati come il caro vecchio Joker.
Un’altra innovazione della nuova versione è la presenza di numerosi tatuaggi: un inquietante sorriso – che ricorda vagamente lo Stregatto – la scritta HAHAHA sull’avambraccio destro, che si srotola su buona parte del braccio sinistro; la parola Damaged sulla fronte, quasi a sottolineare l’instabilità mentale del personaggio; numerose figure sul torace e sul petto, tra cui alcune carte da gioco – molto probabilmente, questo cela un particolare rimando all’appellativo “Jolly”, che rimanda alla carta da gioco, ed all’appellativo usato nelle prime traduzioni italiane del fumetto dedicato al Cavaliere Oscuro.
Di contro, c’è da dire, che questo Joker assomiglia molto alla sua versione comics.

Ma l’elemento che i fan più fedeli di Batman e della sua nemesi hanno maggiormente contestato è stato, come accennato in precedenza, la modificazione significativa alla bocca: nessuna accesa macchia rossa caratteristica del volto del clown, nessun sorriso sfregiato color cremisi, che lo rendeva così familiare – ma piuttosto, un più “sobrio” rossetto sul contorno labbra, e l’aggiunta di svariati denti d’argento che i più scettici hanno definito: ”otturazioni di un dentista incompetente”.

Il nuovo Joker sembra suscitare disappunto anche perché è meno folle ed, a modo suo, quasi buffo – adattato alla star dei 30 Seconds to Mars, che lo interpreta, il quale vanta un look sportivo e (paradossalmente) fine.

Di sicuro si può dire che, per quanto si possa essere diffidenti nei confronti dei cambiamenti di questo personaggio, Jared Leto potrebbe sorprendere tutti, attribuendo al personaggio nuove sfumature e contribuendo a renderlo ancora più complesso – arricchendo il bagaglio del “cattivo” dei fumetti. Questo rimane, indubbiamente, in linea con la tendenza, da parte dei tanti accaniti lettori di fumetti e veterani delle vicende di Batman e Joker a Gotham, di considerare l’antagonista estremamente più interessante del protagonista. Del resto, Batman – in quanto classico eroe coraggioso e paladino degli innocenti, ad oggi non può reggere il confronto con un personaggio sicuramente più peculiare e pieno di mille sfaccettature.

Stay tuned!