Grazie di cuore per tutto questo!

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Ecco un estratto:

Un “cable car” di San Francisco contiene 60 passeggeri. Questo blog è stato visto circa 360 volte nel 2014. Se fosse un cable car, ci vorrebbero circa 6 viaggi per trasportare altrettante persone.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

Per favore, prendetevi cura di quest’orso. Grazie.

Titolo originale: Paddington

Regia: Paul King
Sceneggiatura: Paul King, Hamish McColl
Soggetto: Michael Bond
Fotografia: Erik Wilson
Musiche: Nick Urata
Cast: Hugh Bonneville, Sally Hawkins, Julie Walters, Jim Broadbent, Peter Capaldi, Nicole Kidman, Madeleine Harris, Samuel Joslin, Daniel Westwood
Produzione: David Heyman
Paese di Produzione: Regno Unito
Anno: 2014
Durata: 95′

 

A cura di Alexia Altieri

Cappellino rosso, che apparteneva all’esploratore Montgomery Clyde dell’Associazione dei Geografi, montgomery blu, elegante e con tasche abbastanza capienti da accogliere ben due “spuntini d’emergenza”, rigorosamente farciti con marmellata d’arance, valigetta alla mano, ed etichetta al collo che implora qualcuno di buon cuore a prendersi cura di lui: questo è Paddington l’orsetto – servizievole, dalle buone maniere, pasticcione e dolcissimo come la confettura di cui è ghiotto.

Questo simpatico orsetto bruno tutto speciale, rappresenta una vera e propria icona british, che Paul King rivisita e ci ripropone in questa commedia family natalizia, che conquista grandi e piccini – piacevole alternativa rispetto agli svariati cine-panettoni, ormai raffermi, che in questo mese popolano (ma non spopolano) nelle sale.
Paddington fa breccia nei cuori dei più piccoli già nel 1958 quando, creato dalla penna dello scrittore Michael Bond, fa il suo debutto con il libro illustrato da Peggy Fortnum, A Bear called Paddington. Nel 1975 viene data vita a questo tenero simbolo della letteratura inglese per bambini, attraverso l’esordio sul piccolo schermo nella serie TV animata diretta da Ivor Wood per FilmFair. Personaggio amatissimo, ammantato di un’aurea spiccatamente britannica, conquista un posto privilegiato anche nel cuore di Carnaby Street.

King, che si occupa anche della stesura della sceneggiatura, oltre che della regia, parla in questi termini del peluche più famoso di tutto il Regno Unito:

“Come la maggior parte delle persone della mia generazione, anch’io ho guardato e seguito Paddington da piccolo. Sono cresciuto con i film di animazione della FilmFair e quest’orsetto aveva un posto privilegiato nella mia cameretta. Solo quando ho avuto l’occasione di rivisitare il personaggio però, mi sono chiesto come mai mi avesse conquistato così tanto. Gli animali parlanti sono certamente molto frequenti in letteratura, ma pochi di loro sono duraturi come Paddington. Per me, il segreto è proprio in quell’etichetta attaccata al collo: “Per favore, prendetevi cura di quest’orso. Grazie.”

In effetti, quella di Paddington, è la storia universale di un’anima smarrita, improvvisamente immersa in una cultura straniante, che non gli appartiene, che cerca una casa e, soprattutto, una famiglia che si prenda cura di lui. Questo concetto ha sicuramente una matrice storico-geopolitica, poichè ricorda l’ondata di migrazione a Londra tra il XIX ed il XX secolo, da parte di senzatetto in cerca di ospitalità, e rimane comunque un argomento scottante e molto attuale anche per la nostra nazione. Immigrazione, integrazione e cultura, sono le questioni delicate che il regista nasconde tra i fili di una trama slapstick, che ci viene raccontata come una fiaba, e allo stesso tempo ci fa riflettere e ci ammorbidisce il cuore.

La trama è incentrata sul viaggio di un giovane orso senza nome che, dal Misterioso Perù, approda clandestinamente a Londra con una valigia ammaccata, ed un toast alla marmellata nascosto sotto l’ampio cappello. La famiglia dei Brown lo trova, spaventato e disorientato, sotto l’insegna degli oggetti smarriti, nella stazione londinese di Paddington. Un’orso parlante non sconcerta minimamente questa famiglia di adorabili squinternati, a loro volta alquanto stranianti rispetto al convenzionale concetto di normalità. Tuttavia, se i concitati uomini d’affari e le raffinate dame di provincia inglesi, ignoravano freddamente ogni forma di cortesia e saluto da parte dell’educato orsetto, i Brown,  in particolare la Sig.ra Brown (Sally Hawkins), la più eccentrica di tutti, sono gli unici ad offrirgli un tetto ed una buona dose di calore umano. Diventano, per Paddington, una vera e propria famiglia elettiva – sono loro a dargli il nome, ispiratosi alla stazione in cui si sono trovati – e, pian piano, capiscono di aver bisogno di lui, quanto lui ha bisogno di loro.

Se Paddington, nonostante la sua natura animale – precisamente di Tremarctos ornatus, raro orso bruno – riesce a scatenare la nostra empatia, grazie ad una sconfinata umanità, bontà d’animo ed ingenuità, di cui sono animali e bambini sono capaci, tutto intorno a lui è stereotipato.
Londra viene rappresentata attraverso il suo stereotipo di “città piovosa“. Inoltre, viene riassunta attraverso i suoi principali simboli: dal Big Ben, al London Eye, a Piccadilly Circus, o più banalmente, ai taxi e alle cabine telefoniche rosso fuoco.
La famiglia Brown è emblematica in questo senso, poichè ogni componente ha una sua precisa caratterizzazione, e ci viene presentato da King attraverso siparietti squisitamente in linea con tale inclinazione. Mr. Brown (Hugh Bonneville) è un apprensivo, allarmista e un po’ psicotico, padre di famiglia che, dietro a questa sua continua inquietudine, nasconde lo spirito prode e avventuroso del ragazzo hippie che era prima di aver figli. Mrs. Brown, invece, è una stravagante illustratrice, dalla sconfinata immaginazione, un’emotività ingombrante ed un cuore d’oro, pieno di sogni. Questi due personaggi sembrano essere parodia di Mr. Banks e Mary Poppins, protagonisti dello stesso Mary Poppins di Robert Stevenson – lui, inizialmente scettico ed irremovibile, lei, colorata e raggiante. I loro figli, Judy (Madeleine Harris) e Jonathan (Samuel Joslin) sono, rispettivamente, l’adolescente insicura e paranoica con un forte desiderio d’integrazione e la paura di non essere abbastanza cool e normale agli occhi dei coetanei, ed il piccolo genio della fisica, introverso ed imprudente. Nella bellissima villetta a schiera, tipicamente londinese, dei Brown, il cui maestoso albero di pesco disegnato sulla parete ne è emblema, vive anche la Signora Bird (Julie Walters) – cervellotica, scaltra vecchina con una passione per le aspirapolveri e gli alcolici.
Anche i personaggi secondari sono costruiti sull’iperbole: Mr. Gruber (Jim Broadbent) è l’estroso antiquario del quartiere, il quale appare proprio come gli oggetti di svariate epoche remote che colleziona, ovvero totalmente straniante rispetto al suo tempo – beve il Thè delle 11:00 e non delle 17.00, e lo beve direttamente dal vagoncino di una locomotiva giocattolo. Grant (Daniel Westwood), il seccante – quanto buffo – vicino di casa, racchiude in sè tutte le caratteristiche del suo personaggio: ficcanaso ed intransigente. Insomma, quanto più un personaggio si discosta dall’astratto ed inafferabile concetto di “normalità”, tanto più acquista spessore.

Infine, è doveroso citare la signorina Millicent Clyde, interpretata da un’austera Nicole Kidman, che riveste il ruolo di villain della storia. Due fessure di occhi gelidi incorniciati da uno squadrato caschetto platino ed un’asettico camice bianco, sono iconografia di questa moderna e letale Crudelia De Mon, appassionata di tassidermia, che promuove operazioni alla Mission Impossible per impagliare l’indifeso e raro orsetto. Vasetto di miele per Aquila Feroce alias Grant, e figlia inaridita e delusa dello stesso esploratore che, per evitare agli zii di Paddington di finire nel Museo di Scienze Naturali, perse il posto nell’Associazione dei Geografi, negando alla propria famiglia un radioso e prospero futuro. Mossa da questo insoluto desiderio di vendetta, proverà con ogni mezzo la fallimentare impresa, e finirà con l’essere messa sotto arresto.

Ancora una volta, è un orsetto a dominare la scena. Basti pensare al romantico ghiottone abitante del Bosco dei Cento Acri, Winnie the Pooh, o al più recente e, squisitamente politically incorrect, Ted di Seth MacFarlane.
In particolare, Paddington e Ted hanno una posizione del tutto antitetica, l’uno educato, pasticcione, gentile e amorevole, l’altro scurrile, vizioso ed irriverente. Entrambi affascinanti, riuscitissimi e con una marcia in più.
Personalmente, preferisco gli occhioni sensibili dell’orsetto del Perù ma, chissà .. magari un giorno i rispettivi produttori, decideranno di creare un crossover in puro stile marvelliano, riunendo in una sorta di universo parallelo, il sofisticato orsetto inglese e l’impudico peluche americano.

Se ne vedrebbero delle belle!